Il riflettore radar, per farsi vedere quando l’occhio non vede
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Sui pontili dei marina non è raro imbattersi in qualche visitatore occasionale che, a digiuno di esperienza di scafi di qualsiasi genere o di navigazione, indica con il dito un punto non meglio definito di una barca a vela e chiede “cos’è quel tubo lassù?”. Nella stragrande maggioranza dei casi, sta puntando un riflettore radar, ossia appunto quei “tubi” trasparenti (i più diffusi, ma ce ne sono di diversi modelli e sagome) che si vedono far capolino nella zona delle crocette dell’albero.
Che cos’è e a cosa serve un riflettore radar su una barca? Semplice, serve a far vedere la nostra barca sullo schermo di una barca dotata di radar. È un accessorio cosiddetto “passivo”, ossia non ha bisogno di energia elettrica per funzionare (tranne specifici e sofisticati modelli), è leggerissimo, economico, facile da installare (sono sufficienti una piccola cima o due fascette in plastica) ed è una sicurezza in più sulla nostra barca, soprattutto in zone molto trafficate da navi o traghetti o maxi yacht e in caso di scarsa visibilità o navigazione notturna. I più diffusi sulle barche a vela sono a forma di cilindro, lunghi una quarantina di centimetri e con un diametro di 5-6, e sono in sostanza dei contenitori plastici con all’interno placche di alluminio incrociate tra loro e orientate a 90 gradi, come questo Riflettore radar Supercompact (osculati.com).

Secondo le dichiarazioni dei produttori, permettono di essere visti a una distanza attorno alle 2-3 miglia (e anche a distanze maggiori per alcuni modelli più grandi come questo Riflettore radar Professional (osculati.com) ) e proprio per la loro funzione “riflettente” devono essere installati il più in alto possibile. Costano una manciata di euro e fanno parte delle dotazioni obbligatorie oltre le 12 miglia (con precise caratteristiche tecniche, in questo caso) ma il loro utilizzo è vivamente consigliato anche a distanze minori dalla costa.
Il loro funzionamento è molto semplice: quei piccoli tubolari offrono una “superficie riflettente” alle onde elettromagnetiche emesse dall’antenna radar di una nave o di un’imbarcazione nella vostra zona. Il principio del radar è infatti quelli di diffondere onde a una determinata frequenza che se ne vanno in libertà fin tanto che non incontrano un ostacolo capace di “respingerle”, a quel punto tornano indietro e segnalano la posizione di quel determinato ostacolo sullo schermo. Il riflettore serve proprio a questo, a permettere di respingere quelle onde (vetroresina e legno, ossia i materiali con cui normalmente costruiscono le nostre barche assorbono quelle onde e non hanno quindi buone caratteristiche per essere visti sui radar) e a segnalare così la nostra posizione.

Come spiegato poco fa, i più diffusi sono i tubolari trasparenti ma ci sono anche modelli diversi, ad esempio a forma romboidale (Riflettore Radar (osculati.com)), pieghevoli, sempre con una componente di alluminio. La loro installazione è elementare quanto quella dei tubolari, si issano nel punto più alto possibile e non hanno bisogno di alcun collegamento elettrico perché non devono emettere alcun segnale. Esistono poi modelli cosiddetti “attivi”, ossia veri e propri apparati elettronici che sono concepiti per ricevere i segnali radar attraverso un’antenna e ritrasmetterli amplificati, permettendo così di essere localizzati più agevolmente e diminuire di molto i rischi di collisioni, ma il loro costo è naturalmente molto più elevato e può sfiorare i mille euro, rendendo forse più conveniente l’investimento complessivo in un vero e proprio apparato radar di bordo

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