Il pagliolato, la palestra del fai da te
Nell’imbarcazione il pagliolato è il pavimento in legno che ricopre la sentina e ci permette di camminare comodamente senza rischiare di scivolare, ma rappresenta anche uno degli elementi estetici più di impatto. Nel momento in cui scendiamo sotto coperta e visitiamo per la prima volta una barca, le condizioni del pagliolato di solito ci danno già una prima impressione sulle condizioni generali (certo non l’unica) e sulla cura rivolta dall’armatore a quello scafo. Il legno “parla” e macchie di umidità o rigonfiamenti, che difficilmente si riescono a nascondere, possono rappresentare campanelli d’allarme. Al pagliolato va quindi riservata una adeguata manutenzione e non solo per motivi estetici, perché eventuali scalfitture possono rilasciare anche poco piacevoli schegge che o prima o dopo qualcuno s’infilerà sotto la pianta dei piedi mentre cammina scalzo.
Con il trascorrere del tempo, i pannelli sagomati inoltre possono anche iniziare a “far gioco” e a vibrare fastidiosamente. Per riportare a nuovo un pagliolato sono sufficienti pochi attrezzi e molta buona volontà, perché il lavoro non è difficile ma richiede manualità e soprattutto tempo per svolgere nel modo giusto le diverse fasi. Nel caso di un pagliolato con 20 o 30 anni sono frequenti le macchie causate da svariati fattori, dalla ripetuta esposizione ai raggi solari all’umidità, fino allo sversamento involontario di qualche sostanza che ha compromesso irrimediabilmente l’estetica del nostro pavimento. E poi ci sono le scalfitture, anche quelle tutt’altro che rare, provocate dalla caduta di oggetti pesanti durante la navigazione o durante un nostro maldestro tentativo di mettere al riparo un motore fuoribordo o riporre una pesante cassetta degli attrezzi.
Il pagliolato è realizzato normalmente con pannelli multistrato e le eventuali macchie o lesioni possono aver compromesso solo lo strato superficiale di trasparente, oppure aver raggiunto gli strati inferiori. È quindi necessario come prima cosa eliminare gli strati di vernice fin tanto che, in caso di macchie o piccole lesioni superficiali, vedremo tornare la superficie omogenea. Per fare ciò ci sono due tecniche e due scuole di pensiero: c’è chi usa lo sverniciatore e la spatola per rimuovere (delicatamente) gli strati di trasparente e chi invece preferisce carteggiare. In quest’ultimo caso bisogna naturalmente partire da carta a grana grossa e poi via via ridurre, ma serve molta attenzione affinché il lavoro sia omogeneo su tutto il pannello, altrimenti il risultato non sarà soddisfacente. C’è chi usa anche le pistole termiche ad aria calda ma il rischio di bruciature del legno è decisamente alto.
In ogni caso, al di là della tecnica utilizzata, per fare un lavoro radicale è necessario eliminare tutti gli strati di vernice e arrivare al legno grezzo, facendo molta attenzione a non calcare la mano in alcuni punti perché rischiereste di raggiungere uno strato inferiore di multistrato e causare cambi di colore. Una volta riportato a legno il pannello, potete stuccare eventuali scalfitture (meglio se miscelando la polvere di legno che si trova normalmente in commercio, così da rendere invisibile o quasi la riparazione) e iniziare la riverniciatura. Per rimuovere eventuali macchie rimaste sul legno grezzo potete provare anche soluzioni di acqua ossigenata o acido ossalico. Prima di passare alla verniciatura bisogna lavare perfettamente il pannello per rimuovere ogni residuo.
Sul fronte dei materiali da usare per la verniciatura, ci sono infinite possibilità di scelta, c’è chi si affida a semplici trasparenti di uso casalingo reperibili in un “fai da te” e molto economici e chi invece predilige prodotti appositi, che di solito sono sempre la scelta migliore per qualità e durata. Due esempi tra i tanti sono la Vernice trasparente per legno RYLARD VG66 Premium (osculati.com) oppure la Vernice VENEZIANI Wood-Gloss (osculati.com). Ne esistono di monocomponenti o bicomponenti, con caratteristiche diverse, e si possono stendere a rullo o pennello senza problemi. È necessaria sempre una leggera carteggiata a grana finissima tra una mano e l’altra. Pulite con un panno antistatico e procedete con le ulteriori mani. Il consiglio, anche per vedere l’esito dei vostri lavori, è di iniziare da uno dei pannelli più piccoli e meno visibili. Una volta terminata l’opera potrete valutare se vi soddisfa o meno e, in caso positivo, passare al resto. Il pagliolato è uno dei punti più soggetti a usura, quindi più mani darete e migliore sarà la durata e il risultato. Il minimo sindacale è comunque di tre mani. Buon divertimento.


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