Jack o bag, purchè sia lazy
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Lazy jack e lazy bag sono due accessori ormai presenti sulla maggior parte delle barche a vela e di solito chi li ha installati non solo non se n’è mai pentito, ma non ne potrebbe più fare a meno. Il primo è quel sistema di cimette e bozzelli (o anelli ad alto scorrimento) che si snoda tra albero e boma e crea una sorta di doppia “parete” all’interno della quale scorre la randa. È fondamentale per impedire che, in sede di ammainata, la randa finisca rovesciata sulla tuga e permette, al contrario, di abbassarla in modo perfettamente ordinato. Non è solo questione di estetica e di evitare di entrare in porto con un mucchio di tela legato alla meno peggio, ma è anche e soprattutto questione di sicurezza perché velocizza ogni operazione e, in particolare nella navigazione in solitaria, permette di non muoversi neppure dal pozzetto, se non ci sono impedimenti di vario genere.
A completamento del lazy jack, c’è il lazy bag, ossia la “borsa” della randa, quella grande sacca installata sul boma e a sua volta sorretta dal lazy jack, che permette di ripiegare e chiudere la vela. Dotata di cerniera, garantisce una protezione corretta della randa dagli agenti atmosferici, raggi UV eccetera, e anche una protezione da possibili “sventolate” in nostra assenza. È anche personalizzabile con il nome della barca. I due accessori, lazy jack e lazy bag, sono complementari ma diversi armatori scelgono di avere soltanto il lazy jack. I motivi possono essere i più diversi, non ultimi quelli economici. Un lazy jack ha comunque costi contenuti in rapporto alla sua straordinaria utilità e in commercio esistono anche kit già pronti e soltanto da montare, come questo Kit Lazy Jack PFEIFFER (osculati.com). Chi invece ha voglia di cimentarsi con il “fai da te” e non vuole acquistarlo “pronto all’uso” lo può realizzare con poca fatica e una spesa minima: è sufficiente qualche metro di cima in poliestere e 6-8 bozzelli molto piccoli o, in alternativa, anelli ad alto scorrimento.
C’è anche chi rinuncia sia ai bozzelli sia agli anelli e fa scorrere le cime attraverso semplici gasse, ma in questo caso qualche rischio di sfregamento e rallentamento nelle operazioni c’è. Sul web, per chi vuole procedere all’autocostruzione, ci sono un sacco di disegni e/o esempi, ma è più che sufficiente copiare anche dalla barca del vostro vicino. L’unico passaggio un po’ più difficoltoso è il fissaggio sull’albero dei bozzelli o pulegge che dovranno sorreggere il sistema e farlo scorrere di rimando verso il boma. Chi non dispone di lazy bag, fisserà il lazy jack semplicemente agli occhielli sotto il boma. In caso contrario, lo fisserà sul lazy bag che, in tal modo, resterà in tensione e manterrà la forma corretta. L’ideale, sia chiaro, è avere entrambi gli accessori, perché la presenza della sacca permette di tenere una distanza maggiore sui due lati del boma, permettendo quindi un’issata e ammainata senza grandi rischi di disturbo del lazy jack rispetto alle stecche della randa. Ma è funzionale anche il sistema sprovvisto di bag, purchè si presti un po’ di attenzione soprattutto con le rande semisteccate.
Se è semplice la costruzione del lazy jack, e alla portata di chiunque, diverso è il discorso per il lazy bag: una sacca resistente, con materiali di ottima qualità tipo sunbrella e della misura giusta richiede un intervento professionale, ma non vi pentirete della scelta di esservi rivolti a un artigiano del settore. Il costo, per una barca medio-piccola, è mediamente attorno ai 3-400 euro, ma vi renderete conto alla prima uscita che avrete speso bene i vostri soldi. C’è anche la possibilità, naturalmente, di ordinarli presso qualche azienda inviando semplicemente le misure corrette di albero e boma.

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