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Sei un tipo figo, non c’è dubbio, stai avendo successo in tutti i campi della tua vita: hai un bellissimo lavoro, una bella casa, un’auto invidiabile ed una fidanzata ancora più invidiabile. Hai viaggiato molto, hai avuto grandi esperienze ed hai opinioni interessanti sull’industria della carne, sull’equilibrio socio politico nell’area del sud est asiatico e sulla possibilità di vivere su Marte. Tutte riflessioni fatte mentre giravi a piedi, zaino in spalla, in Birmania dove facevi il cardiochirurgo pediatrico operando i tuoi piccoli pazienti utilizzando solo gli stecchetti dei ghiaccioli. Sei in grado di aprire una bottiglia di vino con la scarpa e tagliare un pareo a metà usando le unghie di un gatto siamese. I tuoi amici pensano che tu sia fantastico perché sai fare la carbonara con l’acqua piovana e l’uovo di coccodrillo (i coccodrilli depongono uova?).

Ma c’è sempre qualcuno là fuori che è più figo di te. O meglio qualcuno là in mare. Rassegnati: non sarai mai figo come un marinaio.

Sono un marinaio amatore, non posso definirmi un professionista ma ho una idea sufficientemente precisa ed esperienza adeguata per sapere che cosa significhi una navigazione in mare aperto; posso immaginare come sia – ad esempio – correre una Vendée Globe. Non si tratta di navigazione ordinarie e non si tratta di marinai ordinari. Donne e uomini, marinai incalliti che stanno in mare con la pioggia o con il sole, navigano in tutto il mondo, mangiano carta vetrata liofilizzata e grattano via il sale dagli avambracci con il becco di gabbiani vivi di passaggio. In mare i loro talenti sono vitali per la sopravvivenza. Sulla terra potrebbero essere semplicemente sovrumani.

Ci sono cose di tutti i giorni in cui un marinaio ti darà dei punti senza nemmeno impegnarsi. Potrai pensare (non senza una qualche ragione) che sono abilità del tutto inutili nella vita della maggiore parte delle persone; potrai pensare (ed anche qui non avrai del tutto torto) che siano tratti un po’ folkloristici e che le brave persone in società troveranno sconvenienti; ma se oggi siamo qui a parlare dei marinai e non dei dentisti una ragione ci dovrà pur essere.

Ti piaccia o no quindi, ci sono occasioni in cui un marinaio ti darà inevitabilmente dei punti. Vediamone alcune, una decina.

Il parcheggio

Lo so, lo so. Sei bravissimo nel parcheggio parallelo, sei il mago del parcheggio parallelo; riesci ad entrare nel parcheggio con il tuo SUV senza nemmeno voltarti ed abbassare il volume della radio (no, quello no, quello lo fai anche tu). Ma sei un dilettante. Prova a fare retromarcia con un camion dei pompieri senza specchietti retrovisori e senza freni in un autolavaggio, su un terreno fatto d’acqua, durante un temporale. Questo è ciò che facciamo noi marinai. Lo chiamiamo ormeggio.

Camminare dritti quando si è ubriachi

Inutile che tu provi a fare la faccia da giocatore di poker, è una farsa. Sappiamo tutti quante grappe hai bevuto non appena ti alzi per andare in bagno e cammini come la pallina nel flipper. Le gambe non mentono, a meno che tu non sia un marinaio. Una vita sull’acqua infonde ai marinai un baricentro liquido. Più fluido metti dentro, più dritti camminano. In effetti, se vedi un marinaio camminare in modo scomposto, probabilmente dovresti offrirgli da bere.

Il linguaggio ed il doppio senso

La terminologia della vela è (come molti sanno) un oceano brulicante di metafore, giochi di parole e doppi sensi. Non è possibile pensare ad un gioco di parole che in barca non sia già stato usato ampiamente. A questo si aggiunge un linguaggio non propriamente da educande che sottolinea la maggior parte dei momenti e delle azioni a bordo; specie se questo marinaio è anche un velista regatante. 

Visto (e ascoltato) da fuori il nostro modo di esprimerci fa ridacchiare, imbarazza e fa rizzare i capelli alla maggiore parte della brava gente. In realtà un marinaio è perfettamente capace di non perdere la flemma pronunciando le cose più indicibili, quelle che sulla terraferma procurerebbero il bando sociale o quantomeno uno sguardo a sopracciglio alzato.

Dare indicazioni

«Svolta a destra vicino all’albero, vai dritto per un po’, poi passa una scuola… no forse è un cinema, o una caserma; vai avanti ancora qualche isolato poi entra in una strada… non ricordo il nome ma quando sei lì chiamami».

Queste sono le indicazioni di voi terrestri – utili come l’oracolo della Sibilla – che dovrebbero indurre le persone di buon senso a non spostarsi di un millimetro dalla loro poltrona. Se le persone fornissero indicazioni migliori si risparmierebbero milioni di chilometri e tonnellate di carburante; ci sarebbe un buco più piccolo nello strato di ozono. I marinai lo sanno (e non sono neppure loro quelli che consumano più carburante). Sanno anche che in mare indicazioni vaghe possono portare a guai seri. O a scoprire nuovi continenti.

Vestirsi in modo appropriato

App meteo, previsioni in TV ogni momento, sono millemila le occasioni e le fonti da cui un uomo di terra ferma potrebbe sapere che tempo farà e decidere di conseguenza come comportarsi e come vestirsi. I marinai hanno le ossa; hanno ossa che formicolano, che si spezzano, oscillano e scricchiolano. I marinai possono sentire il meteo inclemente nelle ossa prima ancora che il meteo sappia che si sente inclemente. Se vuoi sapere cosa indossare per la giornata, trova un marinaio e copia quello che indossa. Tranne le mostrine, Non indossare mai le mostrine.

I nodi

Tutti noi ci ricordiamo di quando da bambini giocavamo a farci “prigionieri” legandoci ad un palo come si vedeva nei film di cow boys e indiani o di gangster. Il motivo per cui la maggior parte di noi ha smesso senza intraprendere la carriera di sceriffo nel far west è perché crescendo ha capito che se la cavava piuttosto male con corde e nodi. Legare un prigioniero ad un palo non è la stessa cosa che legare un laccio delle scarpe. Ci sono implicazioni di sicurezza e praticità. Una combinazione di scarsa manovrabilità e una superficie scivolosa può trasformarsi in un’emergenza molto rapidamente e nessuno vuole sciogliere un nodo della nonna con i denti se le cose si mettono male. Chi conosce giusto un paio di cose sui nodi? I marinai naturalmente. Un marinaio potrebbe legare un lottatore di sumo con uno spago per arrosto. E, cosa piuttosto importante, slegarlo dopo.

Tirare una notte intera

Era il pilastro dei nostri tempi del liceo ma, prima o dopo in qualche punto indeterminato della linea della spensieratezza, l’idea di fare le ore piccole si è trasformata da piacevole abitudine a momento di ansia cronica. L’unica cosa movimentata delle notti “terrestri” dopo mezzanotte è il palazzo del governo che sta bruciando nei tuoi sogni (statisticamente questo è il sogno più soddisfacente vissuto dal cittadino medio). La caffeina è inutile, e persino un buon film di un Dario Argento dei tempi buoni non può più tenerti sveglio. Ma i marinai sono alimentati da qualcosa di più forte della caffeina e del panico messi insieme: la paura dell’ignoto. L’oceano è un’amante capricciosa e proprio come gli scrittori di Lost, i marinai non sempre sanno cosa succederà dopo. Sono preparati per ogni evenienza. E questo richiede essere svegli. Molto svegli.

Lasciare andare le cose

Quando qualcosa cade nell’oceano è andato per sempre. L’unica cosa da fare è dimenticarsene e andare avanti mormorando qualcosa di profondo come “Ora appartieni all’oceano, amico”. In mare se non impari a lasciare andare le cose, anneghi.

I marinai sarebbero ottimi psicologi.

Democrazia

Scherzo. I marinai non sanno cosa sia. Su una barca il capitano ha sempre ragione. Anche quando non ce l’ha. Soprattutto quando non ce l’ha.

Bene, non credo proprio da avervi convinto sul fatto che un marinaio è sempre più figo di una qualsiasi altra persone che preferisce spostarsi sulla terraferma; ovviamente non ne avevo neppure la vaga intenzione. In realtà è stata una occasione per sorridere un po’ tra noi e di noi; su quello che vorremmo essere, e crediamo di essere; lasciando a chi legge il compito di osservare e stabilire come siamo veramente. Ridere un po’ sullo stereotipo del marinaio e sugli stereotipi in generale.

“Lo stereotipo è una caratteristica soggettiva semplificata e persistente, applicata ad un luogo, un oggetto, un avvenimento o ad un gruppo riconoscibile di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità”.

Però è vero, noi marinai siamo tanto tanto fighi.

Buon vento, ci vediamo in mare.

Renzo Crovo