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Nel cuore di ogni appassionato di vela c’è senza dubbio il sogno di acquistare la propria barca. Inutile negarlo, essere armatori della “propria bella” curarla e personalizzarla in prima persona e disporne come e quando si vuole, ha senz’altro il suo bel fascino.

Il fatto è che oltre che di un cuore la maggior parte di noi dovrebbe essere dotata di un cervello (anche se in alcuni casi non se ne trova traccia evidente) e quest’ultimo importantissimo organo dovrebbe avere quanto meno la sua parte nella decisione dell’acquisto di una barca. Al cuore non si comanda lo sappiamo tutti, ma alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha fatto quella grande, gigantesca, strepitosa c*****a che ancora oggi rimpiange e di cui magari sta ancora pagando il conto.

Bene, la gigantesca strepitosa ecc. ecc. di cui sopra è un pericolo assai concreto quando si parla di acquistare la propria barca, tant’è che – nella mia personale statistica – posso affermare che la quasi totalità degli armatori sbaglia il primo acquisto (e a volte anche il secondo).

Lo so, l’affermazione può sembrare un po’ forte ma ho visto davvero troppi armatori navigare su barche “non loro” per dimensioni, caratteristiche ed impegno richiesto.

Scegliere una barca a vela vuole dire tenere conto di tantissimi fattori. Se siete lettori di questi miei articoli oramai sapete che qui si parla quasi esclusivamente di vela, la decisione quindi oramai è presa: la vostra sarà una barca a vela.

Le grandi domande

La vita è costellata di domande esistenziali; l’acquisto di una barca ne concentra alcune davvero cruciali. Proviamo ad elencarne alcune. 

1) Davvero devo acquistare una barca?

Accidenti questa si che è una domanda. Ma non avevamo appena detto che questo sarebbe stato un articolo in cui si parla dell’acquisto di una barca a vela? Si, certo ma a mio parere prima del grande passo occorre porsi la questione che rappresenta un bivio importantissimo.

Una barca da diporto privato – lo sappiamo tutti – è un acquisto, non un investimento e come tale va valutato. Possedere una barca è un bilancio in cui è presente solo la colonna “dare” e per questo occorre essere sinceri con se stessi. Userò la barca per un monte-ore annuale tale da giustificarne l’acquisto piuttosto che il noleggio? se le mie navigazioni si limitano a un week end al mese e quindici giorni di crociera estiva francamente avrei qualche remora a consigliare l’acquisto; il mercato del charter offre soluzioni interessanti ed economicamente convenenti. Volendo prendere una decisione del tutto razionale direi che questa soluzione potrebbe già tagliare il 30% degli acquisti.

Ci siete ancora? siete sopravvissuti alla prima scrematura ma il dubbio attanaglia anche voi? bene, esiste anche un “piano B” che consiste nel formare una società di fatto per l’acquisto e la gestione (stiamo sempre parlando di proprietà e gestione non professionale) della barca.

Mi perdonerete l’ovvietà al limite del banale se preciso che l’acquisto dovrebbe essere effettuato con persone di cui si condivide lo spirito ed il “progetto d’uso” della barca; di cui ci si fida e di cui si ha stima e rispetto dal punto di vista personale e marinaro. 

2) Posso affrontare la spesa?

Domanda che deriva direttamente dalla prima. Abbiamo già detto che la barca è un bilancio senza attivi, mentre i passivi al contrario, sono tanti e corposi. Prendendo come base l’acquisto di una barca nuova si può tranquillamente dire che il suo costo di gestione e manutenzione annuale possa assestarsi su un valore pari al 20% del costo di acquisto della barca stessa. Se la cosa vi sembra esagerata provate a fare bene i conti e poi ditemi se mi ero sbagliato di molto. Certo, in questo entra molto la nostra capacità di districarsi nel meandro della gestione di una barca: se io sono un professionista super impegnato ed al massimo potrò alzare il telefono e delegare ogni minima operazione, il mio conto sarà ben più salato di quello pagato da una persona che riesce a gestire in prima persona gli acquisti dei ricambi, qualche lavoretto ed i rapporti con il marina che lo accoglie ed il cantiere che effettua la manutenzione più impegnativa. Anche su questo occorre meditare, può essere che si abbia voglia di tornare alla domanda del punto 1. 

3) Le dimensioni contano?

Le barche non si comprano al metro, e nemmeno al kilo. Al netto delle ovvie differenze qualitative tra cantiere e cantiere, acquistare e soprattutto gestire una barca di 18 metri costa molto molto più del doppio di una di 9. Detto questo niente è più direttamente proporzionale al confort della dimensione di una barca. Tutto sulla barca può essere modificato ma non le sue dimensioni. La lunghezza al galleggiamento determina la sua velocità massima effettiva e ne influenza i volumi. Questo è un parametro di cui tenere conto, mentre quello della lunghezza fuori tutto darà indicazione sui costi di ormeggio.

Un grande spartiacque è rappresentato dalla divisione tra natante (barca di LOA fino a 9.99m) ed imbarcazione (oltre i 10m). La prima godrà di una serie di indubbi vantaggi che potranno fare molto comodo al neofita al suo primo acquisto: non occorrerà sottoporre la barca ai periodici controlli Ri.Na., non sarà immatricolata e quando sarà il momento di cederla si potrà vendere come fosse una bicicletta.

4) Nuovo è meglio(?)

Indubbiamente da un certo punto di vista la barca nuova (specie se rivolgo la mia attenzione verso un cantiere affidabile ed un modello collaudato) rappresenta la scelta più sicura e che – almeno in teoria – mette al sicuro dalle sgradite sorprese che può riservare l’acquisto di una barca usata. Oltre a questo, l’acquisto dal cantiere permette personalizzazioni progettate e realizzate all’origine che possono sicuramente rappresentare un plus per l’armatore esperto che sa esattamente cosa chiedere alla sua barca. Attenzione però a non creare un’arma a doppio taglio: se – per estremizzare – mi faccio costruire un 45’ con la sola cabina armatoriale «perché tanto navigo solo con mia moglie», difficilmente potrò rimetterla sul mercato sperando di incontrare un’acquirente con le mie stesse singolari esigenze.

Sull’altro versante, quello della barca usata, dovrò tenere conto del fatto che se da una parte la svalutazione media di un modello usato di 10 anni di età è del 50-55% sul prezzo di acquisto, non dovremo sottovalutare che la barca su cui abbiamo messo gli occhi avrà inevitabilmente bisogno di una certa dose di refit.

Una regola efficace è quella di stanziare il 50-60% del budget disponibile per l’acquisto e il restante 40-50% da utilizzare nel tempo per gli aggiornamenti e cambiamenti a cui andrà poi aggiunto il budget per manutenzione ordinaria e rimessaggio. Non facciamo il passo più lungo della gamba. A nessuno piace una barca bloccata in porto o a terra per mancanza di fondi necessari.

5) Che uso ne farò?

Questa è la regina delle regine delle domande ed è quella su cui il 90% del futuri armatori casca e – di conseguenza – sbaglia acquisto. Per rispondere a questa domanda bisogna tornare più volte sulle precedenti ed essere del tutto obbiettivi ed onesti.

La barca a vela si può usare per brevi uscite quotidiane con gli amici e la famiglia; si possono prevedere navigazioni più lunghe ed impegnative; possiamo essere appassionati di navigazione e crociera oppure essere dei fanatici della regata a bastone o in off shore.

Bene, la brutta notizia è che molti di questi usi sono del tutto incompatibili tra di loro e, soprattutto, richiedono da parte nostra una grande chiarezza di intenti ed una analisi molto attenta del nostro progetto e delle nostre possibilità economiche. Una barca da regata pura (od anche uno dei diffusissimi 60-40%) sarà indubbiamente meno confortevole di una barca da crociera ed anche molto più costosa da gestire. Se l’acquisto di un gioco di vele da regata ogni due anni mi spaventa e mi mette in difficoltà economica sarà meglio che io lasci perdere l’acquisto di una barca da regata, mi metta il cuore in pace e mi accontenti di regatare nelle retrovie con una barca un po’ più comoda e più anziana ma che, al contrario, sarà ottima per il bagno con gli amici, l’aperitivo al tramonto e la sosta in baia durante la crociera estiva con la famiglia.

Occorre su questo punto essere molto sinceri e razionali, per evitare fraintendimenti con se stessi e con gli eventuali soci. Non c’è nulla di più sgradevole del constatare di avere sbagliato acquisto, di avere valutato male la scelta dei soci e di ritrovarsi quindi con una barca “non nostra” a condurre una attività velica che non ci appartiene.

6) Ma davvero devo acquistare una barca?

Mi accorgo adesso che ho parlato quasi solo di scelte fatte con il cervello. In realtà l’acquisto di una barca è qualcosa di più e di diverso che coinvolge molti fattori, soprattutto molte emozioni. Secondo alcuni studi psicologici tutti i metodi per fare la scelta giusta servono solo a giustificare una decisione che abbiamo già preso dentro di noi, anche se non vogliamo ammetterlo. In ogni caso, credo che non esista una scelta “giusta”. Esiste la scelta giusta per noi in questo momento. Ciò implica che dobbiamo assumerci la responsabilità dell’esito delle nostre scelte. Se siamo pronti a farlo, qualunque decisione prenderemo sarà la scelta giusta.

Del resto, come tutti noi abbiamo avuto modo di constatare, la barca a vela è il mezzo più lento, irrazionale, scomodo e costoso per andare da A a B.

Ed è per questo che ci piace tanto.

Buon vento, ci vediamo in mare.

Renzo Crovo