Le buone pratiche della nautica: “La navigazione”
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Siamo giunti al terzo capitolo del nostro excursus attraverso le Buone Pratiche. Dopo avere meditato su come rendere meno impattante il nostro comportamento in porto, e come mantenere uno spirito sufficientemente green in fase di manutenzione della barca, oggi è ora di salpare e di dimostrare il nostro rispetto per l’ambiente durante la navigazione.
Siamo velisti, ed il fatto di non consumare migliaia di litri di carburante a stagione certamente può deporre a nostro favore, tuttavia lunga ancora è la strada per poterci definire davvero navigatori rispettosi. Oggi proveremo a fissare qualche punto di riflessione proprio su questo argomento.
La crociera estiva è certamente un momento di svago e relax, ed è normale ed auspicabile che l’atmosfera a bordo possa essere rilassata e leggera. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che siamo alla conduzione di un mezzo ed in navigazione in un ambiente in cui siamo ospiti. Durante la navigazione, quindi, sarà importante un atteggiamento vigile: sia per controllare ogni attività di bordo che per scrutare lo specchio di mare che si percorre, al fine di segnalare eventuali imbarcazioni in avaria oppure possibili ostacoli o fenomeni di inquinamento ambientale; fino ad avvistare animali marini in difficoltà.

Navigheremo quindi in modo responsabile, limitando la velocità nelle rade, così come si fa nei porti e negli approdi turistici. Tre nodi non creano onde che possono danneggiare la costa ed il rumore è limitato, eviteremo così di disturbare la fauna marina e gli altri diportisti.
Avremo cura di non gettare a mare nessun tipo di rifiuto: i pesci sott’acqua hanno abbondanza di cibo e non necessitano in alcun modo di essere nutriti dai nostri avanzi; eviteremo anche di usare servizi igienici di bordo o scaricare le acque di sentina in prossimità di zone balneabili, di porti turistici o di zone riservate all’ormeggio al gavitello. A proposito di WC sarebbe davvero bene prendere l’abitudine di usare una carta igienica ecologica, poiché non inquina e non danneggia il maceratore del wc marino; in alternativa raccogliamo la carta igienica utilizzata in sacchetti e smaltiamola con i rifiuti.
La raccolta dei rifiuti sarà improntata nella massima attenzione alla differenziazione, soprattutto per quanto riguarda gli imballaggi in plastica dei prodotti alimentari, la carta ed il vetro. Per quanto riguarda quest’ultimo esiste ancora la pessima abitudine di spaccare le bottiglie con la maniglia del winch pensando che la bottiglia o il barattolo diventeranno parte del fondo marino e si integreranno con esso nello spazio di poco tempo. Nulla di più sbagliato: il fondo marino non ha alcun bisogno del nostro generoso apporto di silice sotto forma di bottiglia di prosecco (magari completa di etichetta) ed il nostro impegno sarà molto meglio indirizzato se getteremo le bottiglie nell’apposita campana del vetro riciclabile che alberga in ogni porticciolo o marina dotato di un minimo di attrezzatura.
Nella nostra vita quotidiana di bordo proviamo ad improntare il nostro comportamento ad un atteggiamento green a cominciare dai piccoli gesti. Controlliamo e riduciamo i consumi di acqua dolce, lavando le stoviglie con acqua di mare o acqua di cottura della pasta o del riso e detergenti biodegradabili appositi. Usare l’acqua dei serbatoi anche a scopi alimentari, riducendo l’uso di acqua potabile in bottiglie di plastica. Nelle uscite giornaliere dotiamoci di borracce da riempire con acqua del rubinetto (di ottima qualità in quasi tutta Italia) e dimentichiamo una volta per tutte il “mezzo litro” che va a finire inevitabilmente nella spazzatura.

Non sempre le cose vanno lisce e senza imprevisti: impariamo quindi a gestire i guai nel modo più rapido ed efficace. Impegniamoci a stilare procedure di emergenza di bordo per poter intervenire rapidamente in caso di incidenti non gravi, sigillando serbatoi e gavoni al fine di evitare la dispersione in mare di idrocarburi o altre sostanze inquinanti. Procuriamoci dunque il necessario e stabiliamo la procedura in modo che il guaio possa essere risolto nel giro di pochi minuti.
Navigando si può avere l’occasione – fortuna la definirei – di incontrare altri abitanti del mare (o meglio, gli abitanti del mare sono loro, noi siamo solo ospiti galleggianti). Inutile dire che il nostro atteggiamento dovrà essere cauto, rispettoso ed estremamente attento a non provocare danni o traumi. Cercheremo quindi di contenere l’eccitazione in caso di avvistamento di mammiferi marini (delfini o balene). Eviteremo in modo assoluto di entrare in acqua o di dare loro cibo, rispetteremo i loro movimenti mantenendo una distanza di almeno 100 metri, indispensabile sarà diminuire i giri del motore e spegnere l’ecoscandaglio. Avremo cura di tenere a portata di mano i numeri di telefono della Capitaneria di Porto o dell’Area Marina Protetta più vicina, che serviranno in caso di avvistamento di cetacei o rettili marini feriti o spiaggiati o anche di fenomeni di inquinamento ambientale.
Capitolo a parte merita la navigazione in riserve marine o aree protette. In questo caso la regola è molto semplice: adottiamo comportamenti speciali per aree speciali. La normativa che regolamenta le Aree Marine Protette è infatti molto più restrittiva proprio al fine di tutelare ecosistemi con peculiarità naturalistiche che non si trovano altrove. Mi spingo a dire che, in questi casi, il nostro comportamento sarà ancora più “restrittivo” di quello richiesto dalle normative e dai regolamenti delle A.M.P. Sottolineiamo che la protezione dell’ambiente e le nostre Buone Pratiche non sono dovute alla normativa ma ad una rotonda e sincera convinzione.
Dunque, avremo cura, ben prima di giungere in zona protetta, di consultare carte nautiche aggiornate o di contattare i punti informativi delle Aree Marine Protette allo scopo di conoscerne perfettamente confini e regole. Rispetteremo senza esitazione le limitazioni, diverse a seconda del livello di tutela (A, B, C). Le zone dell’Area Marina Protetta sono segnalate da boe o da mede di colore giallo, talora munite di lampeggiante e noi faremo in modo di conoscere esattamente la loro ubicazione e pianificheremo la nostra rotta di conseguenza.

Ricordiamo che i reati commessi ai danni di una Area Marina Protetta sono sempre reati molto gravi, come recitano le leggi in diverse nazioni mediterranee, poiché si deturpa il patrimonio dello Stato. Ma noi – come detto – non impronteremo il nostro comportamento al rispetto delle leggi, non solo ovviamente: ci aggiungeremo quel qualcosa in più che testimoni il nostro assoluto rispetto e la nostra convinzione che questi comportamenti tornano a beneficio dell’ambiente e di noi tutti, a breve, medio e pungo periodo. Sono una cosa giusta, e si deve fare. Punto.
Il nostro atteggiamento green si manifesterà anche (e direi sopratutto) dal nostro comportamento durante le soste in rada: arriveremo e ce ne andremo in punta di piedi e valuteremo sempre con estrema attenzione il tipo di fondo dove ancorare. Eviteremo il fondo roccioso, in particolare se vicino alla superficie, per non schiacciare la moltitudine di animali invertebrati che lo ricoprono, ricordando tra l’altro, che questo fondale è un cattivo tenitore.
Eviteremo anche di calare l’ancora su fondi sabbiosi colonizzati da Posidonia oceanica o altre piante marine, poiché si danneggia facilmente la prateria. Questa pianta cresce in modo piuttosto lento e la nostra disattenzione può provocare un danno per molto tempo. Inoltre, anche questo ancoraggio non offre sicurezza: una volta strappate le radici della pianta, l’ancora perde la sua tenuta.
Così come per l’ancoraggio, anche in fase di disancoraggio presteremo molta attenzione al nostro comportamento: porteremo la nostra imbarcazione a picco sull’ancora prima di salparla, in modo da evitare che la catena e l’ancora stessa arino il fondo, strappando la vegetazione e schiacciando eventuali “abitanti”.
Come abbiamo detto all’inizio, crociera è certamente un momento di svago e divertimento, che proveremo a vivere con attenzione e consapevolezza. Durante la nostra sosta in rada avremo voglia di attività sportive e di divertimento, magari utilizzando tutti i “giocattoli” che ci portiamo dietro, ma cercheremo di farlo nel modo più light possibile, ricordando sempre di essere ospiti dell’ambiente.

Le attività come il nuoto, l’esplorazione con maschera pinne e boccaglio o in immersione, la navigazione con mezzi galleggianti o a motore come le moto d’acqua, dovranno essere esercitate con coscienza, non esponendo se stessi e gli altri al pericolo e non compromettendo l’ambiente che ci ospita.
Immergiamoci dunque, ricordando sempre molto bene che durante le esplorazioni non si stacca e non si rompe nulla; si può raccogliere il guscio di un organismo morto per osservarlo e poi riporlo dov’era: i frammenti degli scheletri degli animali formano infatti la sabbia dorata.
Teniamo poi bene a mente che sacrificare animali come stelle marine, ricci, cavallucci marini, meduse e piccoli granchi, facendoli seccare sotto i raggi del sole, non è un gioco, ma solo crudeltà che la mia educazione mi impedisce di definire in modo più colorito.
Anche la pesca ha delle regole dettate dalla normativa e – direi soprattutto – dal buon senso. Pescare è una attività del tutto compatibile con l’ambiente, a patto che sia fatto con rispetto. Ricordiamo che possiamo pescare usando gli attrezzi consentiti al dilettante e non quelli da professionista. Regola fondamentale: si pesca per nutrirsi, non per gioco, quello che si cattura si deve mangiare oppure va liberato subito, anzi non va neppure pescato. Se non abbiamo abbastanza posto in frigorifero, una volta raggiunto il fabbisogno per il pranzo o la cena del giorno interromperemo la pesca.
Sempre in tema di immersioni e bagni, è buona norma nuotare ad una distanza dall’imbarcazione di non più di alcune decine di metri. Lo snorkeling, attività di per sé non ostile all’ambiente, effettuata in superficie con maschera pinne e boccaglio oppure immersioni con autorespiratore, necessita di capacità tecnica e bisogna essere segnalati da un galleggiante distante pochi metri dal proprio corpo.
Veniamo al punto dolente. Cercherò di essere obbiettivo e di nascondere la mia assoluta e granitica avversione per quei piccoli ferri da stiro rumorosi e puzzolenti che corrono come pazzi portando a cavalcioni esseri umani che sono ansiosi di andare non so dove nel minor tempo possibile… come si chiamano? ah già acqua scooter.

Innanzitutto non dimentichiamoci mai che per usarli occorre essere maggiorenne ed avere la patente nautica, che è obbligatorio transitare a velocità inferiore ai 3 nodi in zone d’approdo ed evitare di produrre rumore inutile e onde troppo violente.
Fino a qui il minimo sindacale. Dopodiché, sarebbe davvero auspicabile che chi pratica questa attività ricordasse per un momento il motivo per cui si reca al mare: probabilmente lo fa – come molti di noi – per staccare dalla sua dimensione urbana e fare riemergere “quell’altro se stesso” dimenticato tra riunioni, cravatte e tailleur e che si sposta in città con mezzi rumorosi ed inquinanti.
Bene, meditiamo un attimo e proviamo a pensare che trascinare in mare questa nostra dimensione urbana, sostituendo semplicemente lo scooter con la moto d’acqua non solo non ci concederà mai il tanto agognato stacco, ma non ci farà mai comprendere cosa vuole dire davvero andare per mare, imparare ad essere ospiti, imparare quel rispetto per il mare che tanto ci ha affascinato molti anni fa quando ne abbiamo letto in qualche romanzo o quando abbiamo ascoltato quel racconto che ha fatto accendere la scintilla.
Bene, finita la predica riprendiamo con i consigli tecnici: in rada spesso occorrerà usare il nostro tender. Rammentiamo che per usare un tender a motore bisogna avere superato l’età di 16 anni ed avere esperienza nautica. Occorrono dotazioni di bordo per navigare entro un miglio, che sarà la distanza massima dalla costa o dall’imbarcazione madre.
Infine il soccorso in mare: non esitare mai! Il soccorso in mare è un obbligo sancito dalle normative nazionali ed internazionali ed è chiaramente descritto con precisi protocolli e limiti. Al di là di questo, un marinaio non si asterrà mai dal prestare soccorso ai suoi boat mates o ad altre imbarcazioni, lo farà con quello spirito che deve essere alla base di ogni convivenza umana che si possa definire tale, prima tra tutte quella antica della gente di mare. L’aiuto in mare è essenziale e spesso situazioni semplici possono complicarsi se i compagni di barca o altri naviganti non prestano soccorso.
Amici, la trilogia termina qui; spero di non avere dato l’impressione di volere salire in cattedra. Non era certo una lezione ma solo una serie di spunti che spero possano essere utili a formare una sorta di “marinaio di nuovo corso” che possa guadagnarsi un posto nella ricca schiera dei naviganti amici dell’ambiente.
Non perdiamo dunque l’occasione per dare il nostro contributo a cambiare le cose. Ognuno di noi con il suo comportamento può fare la differenza e questo costa veramente poco. Ed è giusto.
Buon vento, ci vediamo in mare.
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