Boat schooling: a scuola in giro per i 7 mari
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Una delle conseguenze di questa pandemia ancora in corso è l’incontro-scontro di milioni di famiglie ad ogni latitudine con l’apprendimento domestico. Oggetto misterioso ed ancora poco esplorato, l’home schooling potrebbe essere destinato a rimanere tra noi (magari a sprazzi) per un bel po’ di tempo ancora.
In qualche maniera questa pratica è “cugina” dello smart working, anche se quest’ultimo parrebbe incontrare meno resistenze e suscitare meno perplessità. In effetti in entrambe i casi – che comunque hanno dinamiche simili ma non troppo sovrapponibili – la chiave è quella di accettare un cambio di visione ed ancora di più, possedere una forte capacità di riorganizzare e reinventare il nostro modo di abitare, spostarsi e comunicare.

Da decenni, però, esiste una nicchia di persone per cui la scuola domestica è sempre stata una necessità concreta ed una pratica gradita ed anzi assai stimolante: si tratta delle famiglie che navigano in giro per il mondo in barca con i loro figli.
Parlavamo di organizzazione e certamente questi gruppi familiari il problema lo hanno affrontato alla radice, immaginando e mettendo in pratica un cambio di stile di vita che non ha molti eguali per lo meno nel mondo occidentale. Si tratta in pratica di fare vivere ai loro figli una esperienza da “apolide culturale” che può degenerare in un vero disastro o, al contrario, donare un arricchimento formativo davvero difficile da eguagliare.
Per molti, l’opportunità di scambiare una scuola di mattoni e malta con lezioni sul ponte o sulla spiaggia fa parte del fascino di uno stile di vita da viaggiatori, sicuramente è un approccio su cui vale la pena di approfondire le conoscenze. Diamo uno sguardo ad alcuni dei diversi approcci favoriti dalle famiglie in crociera e proviamo a trarne qualche utile suggerimento di cui possono beneficiare gli insegnanti familiari temporanei.
Svolgere il triplice ruolo di genitore-insegnante-compagno di giochi può essere particolarmente impegnativo per tutti i membri della famiglia, tuttavia è stato dimostrato che l’apprendimento al di fuori della classe porta vantaggi, tra cui una maggiore consapevolezza di sé, fiducia, creatività e immaginazione. Inoltre la perenne necessità di giostrarsi tra istruzione, manutenzione della barca, socializzazione ed occupazione online, può creare una dinamica stimolante mentre si vive negli stretti confini di una barca. Certamente non è facile. Educare i figli è l’aspetto più sfidante di tutto il viaggio, come e forse più che una navigazione attraverso l’Oceano.

Spulciando e leggendo qua e là mi sono fatto una idea su quelli che possono essere i diversi approcci al boat learning e ho cercato di capire quale possa essere il più consigliabile.
Non scolastico: uno stile informale che promuove argomenti e attività che dovrebbero essere scelti dai bambini stessi.
Eclettico: un approccio piuttosto popolare all’istruzione domestica in cui i genitori esaminano e scelgono le parti migliori di diversi sistemi e risorse.
Programma accademico: una specie di “scuola in scatola” dove i programmi preconfezionati possono essere utilizzati come sono oppure integrati come meglio si crede.
Apprendimento a distanza: dove gli insegnanti utilizzano l’istruzione online (o una variazione) per insegnare agli studenti.
Qual è il metodo migliore?
Per decidere quale stile di istruzione è migliore è essenziale essere onesti con se stessi. Che tipo di genitori siamo? Creativi, smart, ed eccitati dall’idea di insegnare ai nostri figli? Oppure, preferiremmo seguire un programma pre-scritto per eliminare la paura e il dubbio da una attività già di per sé impegnativa?
La maggior parte degli esempi di cui ho letto in giro per il web inizialmente considerava un buon piano quello di optare per uno stile eclettico di scuola domestica, poiché amavano l’idea dei loro bambini che imparano a conoscere il mondo che li circonda. Immaginavano di insegnare lezioni affascinanti sulla storia dei paesi che stavano visitando, o di istruirli sui sistemi meteorologici attraverso i quali stavano navigando.

In realtà creare uno piano di studi adatto all’età, coinvolgente e divertente è molto più complicato di quanto ci si possa aspettare. Il punto è che la maggior parte delle persone non sempre apprende in modo rapido e sicuro, ed è importante rimanere flessibili, valutare continuamente cosa funziona e cosa no ed essere disposti a “virare di bordo” se necessario. Insomma, molti di loro hanno trovato l’educazione domestica più difficile di quanto si aspettassero.
Sebbene i genitori capiscano meglio il proprio figlio e l’apprendimento individuale dedicato sia sorprendente, occorre considerare che ci sono molte abilità e strategie che gli insegnanti apprendono durante i loro studi e che, semplicemente, non fanno parte della “cassetta degli attrezzi” dei genitori-insegnanti.
Le strategie da mettere in atto esistono e possono alleviare l’impegno e rendere l’apprendimento più piacevole: ad esempio le cose funzionano più agevolmente quando c’è un programma preparato in anticipo e condiviso con i figli; creando un programma di lezioni per la settimana il genitore ed il figlio possono verificarlo insieme.
Altro “trucco” fondamentale può essere quello di trovare esperti “esterni” per insegnare ai nostri figli: che si tratti di uno scienziato che tiene un discorso sugli squali, di un fotografo che spiega le sue immagini di tartaruga o di una guida turistica che illustra una pianta di noce moscata, l’insegnamento è sicuramente più efficace e coinvolgente quando ha una buona componente di esempio pratico.
In generale comunque pare che un sistema misto sia il più efficace; l’approccio più “gettonato” pare sia quello del tenere in esercizio i bambini con una base di programma della lingua madre e di matematica e tutto il resto venga da ciò che i bambini-allievi vivono in barca.
Per quanto riguarda la durata e la frequenza, da due a quattro ore al giorno, per quattro o cinque giorni alla settimana sembra essere una pratica comune e sufficiente per tenere i bambini in pista. Dipenderà anche dalla durata della navigazione, dall’età e dal temperamento dei bambini dal fatto che si desideri o meno che a viaggio terminato si integrino nuovamente nel sistema scolastico. Quello che pare certo è non è possibile di punto in bianco sostituire la giornata scolastica con una giornata di scuola in barca.
Un altro concetto chiave è fare squadra.

Chiunque abbia bambini sa che far entrare altre persone nel “cerchio” di solito migliora la dinamica. Non è raro che le famiglie di navigatori intraprendano il viaggio con altre barche ed altre famiglie; o per lo meno ne condividano qualche tappa o diversi periodi dell’anno.
Condividere questa esperienza può portare ad ottimi risultati, allineando gli orari ed organizzando un turno di “scuola nautica”. Si organizza lo “scuola bus” (ovvero uno dei gommoni) portando i bambini ad una barca all’ancora per le lezioni del mattino. Qualche ora di lezione, poi lo scuolabus raccoglie nuovamente i bambini per una nuotata prima di pranzo o una attività sulla spiaggia.
È incredibile poi la differenza tra l’insegnare ai propri figli e a quelli di altre persone.
L’ascolto ed il desiderio di imparare aumenta a dismisura, per forza: non siete i loro genitori! Sembra una battuta ma scambiarsi i bambini o semplicemente mescolarli porta a risultati strepitosi. Si mescolano lingue, culture o semplicemente abitudini familiari. I genitori provengono da esperienze diverse (idraulico, veterinario, fisioterapista, ingegnere civile, assistente di volo) ma tutti hanno qualcosa di diverso da offrire e i bambini ne approfittano ingordamente.
Un malinteso sui bambini scolarizzati a casa (in barca nel nostro caso) è la loro mancanza di socializzazione. Su una barca, affrontare questo problema dipende in gran parte da in quale parte del mondo ci si trovi e da quanto si sia disposti a mettersi “là fuori” quando si tratta di social media e rintracciare altri bambini. Il popolare gruppo Facebook Kids4Sail è pieno di famiglie che si trovano in diverse aree in tutto il mondo. Ogni mese il gruppo fa un appello di posizione, dove le persone possono trovare altre barche con bambini di età simile nella loro zona.

In generale, un tratto comune dei bambini scolarizzati in barca è la loro fiducia. I ragazzi imparano presto a parlare a persone di culture, background ed età diverse; maturando e sviluppando una indole estroversa. I ragazzi sono fiduciosi nell’incontrare nuove persone, chiedere indicazioni, negoziare con i venditori del mercato. Stare nel mondo con le persone dà loro abilità sociali e una maggiore autostima.
Tutto bene quindi? Si apre un nuovo mondo dai risvolti solo positivi? Non sempre. Negli esempi che ho approfondito ci sono stati alcuni rallentamenti lungo la strada. Un esempio su tutti è che stare seduti per sei ore al giorno non è facile per questi ragazzi.
Un altro aspetto di cui tenere conto è che essere “diversi” può anche rendere i bambini un facile bersaglio per i bulli. Purtroppo, non essere al passo con le ultime tendenze, i videogiochi e gli Youtuber può creare alcuni problemi di adattamento.
Nulla, però, in confronto alle ricche esperienze che questi ragazzi possono avere la fortuna di ottenere, ben oltre l’istruzione.
Vedere le gigantesche tartarughe Liuto deporre le uova sulla spiaggia di Grenada, imparare come si produce il cioccolato, scalare un vulcano attivo e visitare un museo della schiavitù… ogni luogo insegna qualcosa di nuovo, ogni luogo porta avanti di qualche passo.
Tutto un magico caleidoscopio che i nostri figli possono vivere anche solo per un periodo della loro vita ma che – possiamo giurarci – li cambierà (in meglio) per sempre.
E allora, perché no?
Buon vento, ci vediamo in mare
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