Cucina in barca: attrezzatura e cambusa in crociera
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Sia ben chiaro, non ho nulla contro i ristoranti, le trattorie, i bistrot e le taberne sparse in giro per il Mediterraneo, e non mi sogno nemmeno di dire che questi locali vadano evitati durante le tappe della nostra crociera estiva; resta però il fatto che – sia in rada che in porto – cucinare in barca per me ha un nonsochè che aggiunge divertimento alla mia navigazione.
Devo essere sincero, cimentarmi tra gli spazi angusti della cucina di bordo e riuscire a sfornare piccole prelibatezze da offrire ai miei compagni di viaggio è una cosa che mi riesce abbastanza bene e soprattutto mi piace proprio tanto.
Ricordo ancora una traversata tra la Corsica e la Liguria fatta più o meno 40 anni fa su un Alpa 6.50 dotata di una microscopica cucina e di una piccola ghiacciaia: ricordo le facce soddisfatte dei miei due compagni di traversata quando sono riemerso in coperta portando una profumatissima frittata di cipolle ed erbette e ricordo la soddisfazione di gustarla – condita con qualche spruzzo d’onda – in mezzo ad una mezza bufera (così appariva ad un ragazzino senza troppa esperienza di vela d’altura) che ci stava portando verso Portovenere.

Insomma, a me in crociera piace cucinare, così come amo moltissimo i momenti conviviali di bordo, di conseguenza la cambusa e l’attrezzatura della cucina stessa attirano sempre molto la mia attenzione.
Tempo fa ho scritto un pezzo sulla alimentazione in regata. Era un articolo che a qualcuno forse potrà essere sembrato un po’ fondamentalista, prevedendo ad esempio il bando assoluto degli alcolici; bene in crociera la musica cambia in modo abbastanza profondo ed oggi non ho alcuna intenzione di provare a convincervi che il Rum dopo cena o il Prosecco al tramonto per aperitivo siano da evitare. Certo, occorre equilibrio, buon senso, ed una certa dose di organizzazione; ma di questo parleremo tra un attimo.
Vorrei, per iniziare, dare un’occhiata alla cucina di bordo ed agli attrezzi che occorre portare con se per destreggiarsi tra i fornelli.
Il layout dei cabinati moderni prevede in moltissimi casi la cucina a murata che si affaccia sulla dinette. Questa sistemazione è indubbiamente efficace per allargare lo spazio vivibile e migliorare la circolazione all’interno della barca ma soffre di alcuni problemi, il primo ed il più importante è che un layout di questo tipo non offre sufficienti punti di appoggio per cucinare a barca sbandata o con un po’ di onda; in questo senso le più classiche configurazioni ad “L” o persino ad “U” delle barche più datate offrono maggior confort e sicurezza allo chef navigante.

Quasi superfluo soffermarsi sul piano di cottura che è sempre basculante e dotato di fermi per le pentole alte, oltre che – quasi sempre – di valvola gas stop nel caso la fiamma si spegnesse. Il forno, accessorio che può sembrare superfluo, è invece utile per sfornare pizze e torte. L’alimentazione, a meno che non si tratti di barche davvero importanti, è sempre a gas, ed a questo proposito l’attenzione che meritano lo stivaggio ed il mantenimento in esercizio delle bombole non sarà mai sottolineato abbastanza.
Se dovessi disegnare il layout del mio cruiser ideale prevederei una certa abbondanza di piani di lavoro, in cui si possano integrare e fare scomparire i lavelli ed i relativi rubinetti; vorrei questi spazi dotati di diverse maniglie e tientibene e della possibilità di assicurarsi ad essi tramite una cintura di sicurezza; prevederei inoltre sgocciolatoi e rastrelliere porta-stoviglie.
Anche l’apparato frigo ha una vitale importanza una sui 100-120 litri sarà sufficiente per qualche giorno senza prendere troppo spazio. Spesso il frigo è a pozzetto, ma ci sono anche modelli con apertura frontale molto pratici ma meno capienti. Da non escludere la tradizionale ghiacciaia che richiede solo di rifornirsi di ghiaccio ed utilissima per la riserva giornaliera di bevande.
Gavoni, stipetti e sentina sono poi il luogo deputato per la conservazione di cibi in scatola (utilissimi quanto meno come “basi” per la preparazione dei pasti) e bevande; avendo cura di stiparli tenendo conto della distribuzione dei carichi e di posizionare più peso possibile nella parte bassa della barca.

Cucinare ovviamente presuppone la presenza a bordo di un minimo di attrezzatura. Non si pretenderà certamente di avere a disposizione tutto quello che contiene la cucina di casa (nel mio caso poi trasportare in barca la monumentale mole di attrezzi ed ammennicoli che uso in cucina sarebbe davvero difficile) ma con qualche accorgimento ce la si può cavare molto bene.
Iniziamo dalla regina delle pentole in barca: la pentola a pressione, utilissima per una miriade di preparazioni e dalle peculiarità molto interessanti; a queste sarebbe bene affiancare una pentola per cuocere la pasta (con relativo scolapasta) un paio di padelle anti-aderenti di dimensioni diverse; un bollitore per il latte; un pentolino per l’acqua del tea ed una caffettiera (meglio se due di dimensioni diverse).
Gli utensili potranno limitarsi ad un paio di cucchiai di legno, un mestolo, un coltello da cucina (attenzione massima nell’uso in navigazione!!) un pela patate ed una mandolina dotata di grattugia. Ovviamente non potranno mancare forbici da cucina, cavatappi ed apribottiglie ed un apriscatole.
L’apparecchiatura della tavola richiederà piatti (piani e fondi) posate e un paio di insalatiere e contenitori simili; un paio di tovaglie cerate; bicchieri di varia foggia; tazze e tazzine; sotto-pentola e tutta quella serie di piccole utilities (presine sottobicchieri e tutto quello che fa parte delle nostre abitudini) che completano la nostra piccola ma completa attrezzatura da cucina.
Inutile dire che i piatti di plastica usa e getta sarebbero proprio da evitare; sul mercato esistono validissime e piacevolissime alternative in diversi materiali che potranno essere lavati con sapone ecologico (o in porto) magari utilizzando l’acqua di cottura della pasta per sgrassare i piatti per poi sciacquarli.
L’imbarco e la conservazione dei cibi sarà degna di grande attenzione; a seconda di come abbia pianificato la crociera e delle soste in porto che abbiamo previsto di effettuare, sarà importante stendere una lista di cibi conservati e freschi. Il punto fondamentale è che nessuno comprensibilmente ha voglia di scendere a terra tutti i giorni a fare la spesa come fa al supermercato sotto casa, sarà necessario quindi una attenzione allo stivaggio ed all’uso tempestivo degli alimenti deperibili, lasciando quelli conservati per i momenti di navigazione.
Importante è avere una idea precisa di quali alimenti necessitano imperativamente di essere conservati in frigorifero (tra questi senza dubbio carne, pesce, latte e formaggi freschi, alcuni salumi ed alcune verdure) e quali possono essere conservati in luoghi freschi ed arieggiati della barca senza soffrire (ad esempio alcuni tipi di frutta, formaggi secchi e stagionati, uova). Con un minimo di cognizione di causa si potrà organizzare una cambusa completa, ricca e varia, bilanciata e gradevole, e si potrà stivare tutto secondo il principio del “tutto al suo posto” avendo poi cura di mantenere questa sistemazione in modo che tutti sappiano sempre dove trovare ogni cosa.
Questa sarà poi l’occasione di sbizzarrirsi e divertirsi con gli ingredienti: alternare e mischiare ed usare in chiavi diverse gli alimenti per non dare la noiosissima impressione di mangiare sempre le stesse cose; una su tutte la tragica insalatona (con le sue varianti di riso e pasta) che imperversa su tutti i deschi galleggianti.
Il trucco a mio parere è proprio questo: utilizzare gli ingredienti in modo un po’ creativo mischiandoli e riproponendoli con altri condimenti ed altre spezie (l’uso delle quali ha il vantaggio di evitare di salare eccessivamente le pietanze): il pesce o il pollo avanzati dalla cena possono essere “riciclati” sotto forma di sandwich o riproposti sotto forma di finger food per un aperitivo in baia; le verdure e la bistecca possono essere “etnicizzati” con curry e proposti con pane chapati realizzabile in padella in pochi minuti.

Oltre agli alimenti, vanno considerate le bevande. Particolare attenzione va data all’acqua da bere; il quantitativo minimo deve essere 2 litri al giorno per persona più un 30% per gli imprevisti.
Quanto al vino, è preferibile imbarcare quello imbottigliato e tenerlo al buio e nel punto più fresco della barca che di solito è la sentina, avendo cura di avvolgere le bottiglie singolarmente in fogli di giornale. Lattine di birra e casse d’acqua possono essere stivate invece all’asciutto, per esempio nei gavoni sotto i divani del quadrato.
A proposito di alcool ricordiamo che la crociera è – diversamente dalla regata – un momento di grande convivialità dove un paio di birre o un calice di vino regalano la gioia di un momento di libagione comune che può aiutare a cementare lo spirito di gruppo e l’armonia di ogni equipaggio; resta il fatto che il principio fondamentale da tenere presente è quello di non esagerare mai. E non solo per una questione di sicurezza legata alla navigazione in sé o alla deambulazione sopra e sotto coperta, ma anche per evitare di creare spiacevoli inconvenienti e litigi con i propri compagni di viaggio.

Ben vengano quindi gli alcolici ma ricordiamo che vanno consumati appunto con la giusta moderazione; a mio parere mai in navigazione e – perché no – seguendo un antico adagio della marineria anglosassone, “never before sunset”.
Bene, imbarcato tutto? pronti a partire? beh dai, senza fretta, abbiamo aspettato tanto questo momento che vale la pena si sottolinearlo e celebrarlo per bene: stappiamo una birretta, un po’ di patatine e qualche oliva e prendiamoci il primo momento di relax della vacanza. Partiremo tra mezz’ora, il mare sarà sempre là ad aspettarci.
Buon vento, ci vediamo in mare
RC
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