Gioie e dolori dell’avvolgifiocco
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Se a bordo c’è un’attrezzatura che più di altre è capace di regalare comodità e soddisfazione e, nell’arco di pochi istanti, isteria e preoccupazione, l’avvolgifiocco è senza dubbio tra i primissimi posti dell’elenco.
La rivoluzione tecnica che negli ultimi decenni ha permesso di aprire e chiudere la vela di prua (genoa o fiocco poco importa) con un semplice movimento dal pozzetto è tanto efficace quando funziona perfettamente, quanto problematica quando spunta un qualsivoglia intoppo.
Sì, perché l’avvolgifiocco non si bloccherà mai mentre vi godete l’aperitivo in pozzetto ormeggiati in qualche marina e difficilmente vi darà il due di picche con 5 nodi di vento. No, l’avvolgifiocco può diventare un problema perché, di solito, vi pianta in asso con 20 nodi di vento e a poche centinaia di metri dal fanale verde del porto, quando avrete già messo in atto la gran parte delle manovre previste per l’avvicinamento all’ormeggio… E a quel punto, iniziano le difficoltà. Nulla di irreparabile, ma il rischio di squarciare una vela è dietro l’angolo. Ecco perché è fondamentale mettere l’avvolgifiocco tra le priorità nel programma di manutenzione e controlli costanti.

Cosa fare per evitare che all’improvviso la vostra cimetta di recupero dal pozzetto si blocchi senza un (apparente) perché? È abbastanza semplice: lavaggi, lubrificazioni, controlli e, quando necessario, piccole revisioni periodiche dei componenti basilari.
Qualche problema in più possono causarlo gli avvolgifiocco datati, poco importa se di aziende blasonate o meno: non necessariamente devono essere sostituiti al completo, ma spesso e volentieri sono di difficile reperimento, quando non introvabili, i ricambi. A quel punto conviene prendere carta e penna e farsi due conti sulla convenienza economica, perché accade spesso che la sostituzione di un singolo pezzo (ad esempio il tamburo) costi quanto metà e oltre dell’intero impianto nuovo. L’altra soluzione è il fai da te.
Ma andiamo per gradi e partiamo dall’inizio.
La manutenzione ordinaria dell’avvolgifiocco è decisamente banale, basta un risciacquo costante con acqua dolce del tamburo fissato a prua e dello “shuttle” o girella che sale in testa allo strallo e alla quale è fissata la drizza. Entrambi, tamburo e girella, ruotano su cuscinetti a sfere soggetti a sporcizia e incrostazioni di sale, per questo è importante una pulizia accurata.

Ci sono ormai cuscinetti con sfere in materiali che non necessitano di ingrassaggio, in altri casi i produttori hanno previsto fori per l’inserimento del grasso, in altri casi ancora sono gli stessi armatori a far realizzare fori di lubrificazione.
Una volta l’anno sarebbe bene smontare lo strallo per estrarre tamburo e girella e procedere a un’attenta verifica dello stato dei cuscinetti, perché sono la causa principale dei problemi. Non è raro, infatti, ritrovarsi l’avvolgifiocco bloccato e, nel tentativo maldestro di sbloccarlo, vedere una pioggia di sfere sulla coperta.
Lo smontaggio dello strallo è semplice, ma molto pericoloso se non si presta attenzione alla sicurezza, perché il rischio di far piombare l’albero in coperta è concreto. Se non l’avete mai fatto, il consiglio è di rivolgervi a personale specializzato perché spesso bisogna agire anche sulle sartie e procedere poi alla relativa regolazione.
In ogni caso è fondamentale fissare a prua quanto più cordame possibile e cazzarlo a ferro: drizza del genoa e dello spi innanzitutto, perché saranno queste a far sicurezza e reggere l’albero.
A quel punto potete smontare. Una volta che avrete in mano tamburo e girella, potete procedere alla loro pulizia, di solito è sufficiente estrarre i seeger che tengono i cuscinetti, pulire tutto con un po’ di gasolio per eliminare il grasso vecchio, il sale e la sporcizia, poi re-ingrassare se necessario e rimontare.

Saltuariamente sarebbe bene procedere anche a un controllo e revisione dei profili di alluminio che avvolgono lo strallo, prestando attenzione nel montaggio a rispettare perfettamente le misure e l’angolo corretto tra drizza e strallo, altro punto da cui originano i problemi.
In coperta è bene verificare sempre le condizioni della sagola avvolta attorno al tamburo e il suo corretto scorrimento nelle guide e passascotte che permettono il rinvio in pozzetto.
Sconsigliato l’uso del winch nel caso di eccessiva fatica nella manovra di avvolgimento della vela, è segno che qualcosa non va e la demoltiplicazione dello sforzo nel tentativo di chiudere il genoa rischia di essere traditrice e di causare danni seri.
Nel malaugurato caso in cui “saltino” i cuscinetti a sfere e vi accorgete che sono introvabili sul mercato, sappiate che nulla è perduto. Avete due strade: la più comoda è sostituire l’intero tamburo con un nuovo tamburo compatibile ovviamente con i profili di alluminio oppure tentare una soluzione artigianale, decisamente più economica. È sufficiente rivolgersi a un’officina seria, farsi ricostruire il tamburo modificando lievemente i diametri interni per poter alloggiare nuovi cuscinetti a sfere di misure comuni.
Idem per la “girella” che sale in testa d’albero. E il gioco è fatto, sarete a posto per molti anni.
Stefano Sergi
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