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Cosa portare e cosa lasciare a casa per affrontare una regata d’altura.

Scommetterei che in questo periodo i due pensieri dominanti nelle teste degli appassionati di vela siano questi: prima di tutto speriamo che questa emergenza sanitaria ci lasci tregua, subito dopo tutti noi sogniamo che – in qualche modo – la stagione di regate in Mediterraneo non sia del tutto  compromessa.

Ad oggi le cancellazioni sono davvero tante e molto pesanti (151 miglia e Palermo Montecarlo su tutte), ma la speranza che ancora qualcosa si possa fare (leggi Rolex Giraglia e Middle Sea Race) alberga comprensibilmente in tutti noi.

E allora immaginiamo di avere occasione di partecipare ad una bella regata off-shore in Mediterraneo e proviamo a fare il punto sulla attrezzatura personale che occorre portare. Insomma, se ne avete voglia prepariamo insieme il bagaglio.

Stiamo parlando di una regata che durerà dai 2 ai 4 giorni, durante la quale i turni di guardia e di riposo si alterneranno nell’arco delle 24 ore, il tutto in un ambiente che potrebbe rivelarsi ostile anche in stagione estiva. Il tempo può essere inclemente anche a luglio: vento, groppi di pioggia e mare formato possono mettere a seria prova il nostro benessere psico-fisico, in più la fatica e la stanchezza accumulata non potranno che minare la nostra capacità di resistenza.

Certo, con queste premesse la domanda potrebbe sorgere spontanea: <<Ma chi ve lo fa fare??>>, domanda legittima, per carità, ma se siete lettori di questo blog la risposta l’avete già trovata da tempo.

Allora veniamo a noi.

Una delle prime questioni da affrontare quando ci si appresta a partire per una regata d’altura è cosa mettere nella sacca, anzi, ancora prima è scegliere la sacca.

Normalmente l’armatore e lo skipper di una barca da regata pongono dei limiti abbastanza rigidi alla quantità e al peso del bagaglio che ogni membro dell’equipaggio è autorizzato a portare con sé: personalmente ho conosciuto armatori che erano più rigidi delle hostess di terra di un aeroporto e diverse volte ho assistito alla pesatura dei bagagli con conseguenti discussioni ed estenuanti trattative.

Fondamentale dunque per prima cosa scegliere il bagaglio giusto. Totalmente banditi i bagagli rigidi. Il “contenitore” dovrà essere leggero, capiente e ben diviso in scomparti: in regata non avremo la possibilità di disfare il bagaglio, la nostra sacca sarà il nostro piccolo territorio a bordo e dovrà quindi essere strutturata in modo da darci la possibilità di separare l’abbigliamento “fresco” da quello usato e di trovare al primo colpo (ed al buio) tutto quello che cerchiamo.

Per mia esperienza personale ho provato (e trovato molto utili) certi piccoli contenitori in tessuto con zip che si trovano in rete per pochi euro; grazie a questi accessori – suggeriti da una persona che di bagagli “ne sa” – è molto facile mantenere divisi tutti i diversi articoli (maglie, soft-shell, pantaloni, ecc.) ed evitare che dopo poche ore la sacca diventi un pozzo disordinato da dove è impossibile trovare un qualsiasi articolo senza tirare fuori tutto.

Un’ultima nota sulla sacca: spesso per raggiungere la barca occorre un trasferimento in treno, in aereo o in traghetto, ancora più spesso il marina dove è ormeggiata la barca si raggiunge dopo un ultimo miglio a piedi: ecco che il mercato ci viene incontro offrendo sacche-trolley leggerissime e con ruote che renderanno il trasporto estremamente agevole. I prezzi di questi bagagli sono generalmente un po’ alti ma il vantaggio ed il comfort sono davvero notevoli.

Bene, in qualche modo la sacca l’abbiamo scelta ed è aperta sul pavimento in attesa di essere riempita. Pensiamo quindi a cosa metterci dentro.

Quelli di noi un po’ più attempati ricorderanno la scena de Il Cacciatore dove Robert De Niro, all’inizio di una battuta di caccia redarguisce e nega al suo amico un paio di stivali che quest’ultimo – reduce da una serata “allegra” – aveva dimenticato di portare con sé.

Il concetto è questo: evitiamo di strafare ma portiamo tutto quello che ci potrà servire, perché è probabile che la stessa cosa, lo stesso capo di abbigliamento o lo stesso accessorio serviranno a tutto l’equipaggio nello stesso momento e non è detto che potrà esserci chi rimedierà alle nostre dimenticanze.

Arriviamo quindi al dunque: il principio fondamentale oramai ampiamente collaudato e citato da pressoché tutti i navigatori e regatanti esperti è quello dei tre strati: uno a contatto con la pelle, il base layer, con il compito di asciugare il sudore sulla pelle, uno intermedio mid layer che ci isolerà dal freddo ed infine lo strato esterno costituito dalla cerata, che ha il compito di proteggerci dall’acqua. Ovviamente la stagione influenzerà non poco la scelta del corredo; alla Palermo – Montecarlo dell’anno scorso (a fine agosto 600 miglia circa e 4-5 giorni di durata) il mio bagaglio era questo:

BASE LAYER

  • 5 maglie alla pelle
  • 5 paia di calze
  • un paio di bermuda
  • due paia di pantaloni lunghi

Ho scelto maglie miste a maniche corte e lunghe in tessuto tecnico traspirante che asciugano il sudore molto rapidamente e facilissime da lavare ed asciugare. Non chiedetemi il perché ma io anche in piena estate non resto mai a torso nudo in barca, indagherò la mia psiche su questo argomento, ma credo abbia a che fare con il rispetto – che rasenta la venerazione – per le barche che ho l’onore di portare, un sentimento che mi impone un atteggiamento ed anche un abbigliamento appropriato. Tornando a noi la scelta di un capo confortevole e versatile quindi mi risulta indispensabile. Vastissima è l’offerta e – fortunatamente – non è più indispensabile spendere cifre importati per avere buoni prodotti. Stesso criterio per le calze, che ho scelto in misto lana-sintetico traspiranti e molto confortevoli.

I pantaloni (bermuda e lunghi) dovranno essere comodi ma non cascanti, agevolare i movimenti ed avere tasche laterali capienti e comode. Indispensabile la presenza dei passanti per la cintura; accessorio quest’ultimo che sarà utile per portare la custodia dell’inseparabile coltellino multiuso (di cui parleremo più avanti). Il mio corredo di pantaloni è composto per la maggior parte di capi adatti al trekking ed alle escursioni in tessuto leggero, elasticizzato e traspirante e dalla forma confortevole.

MID LAYER

  • 1 soft shell smanicato
  • 1 piumino smanicato
  • 2 felpe in pile
  • 1 giacca midlayer

Sul mercato c’è un’ampissima scelta di piumini o smanicati soft shell e non sarà difficile trovare il prodotto giusto al prezzo che possa rientrare nel nostro budget. Personalmente accanto ad un piumino leggero utilizzo un gilet in poliestere a due strati e trattamento water repellent. Per i pile non ho particolari consigli da dare: una buona felpa, di quelle da escursione, sarà più che adatta alla bisogna; le mie hanno la cerniera “totale”, mi trovo meglio ma è solo una questione di gusti. 

Infine, la giacca che utilizzo è di buona qualità, con rivestimento interno in pile isolante e traspirante; vale la pena di prestare un po’ di attenzione alla scelta di questo accessorio che deve essere estremamente confortevole e permettere l’isolamento e la traspirazione.

STRATO ESTERNO

  • giacca cerata
  • salopette cerata

Qui si apre un mondo: l’ultimo strato, l’ultima difesa contro il freddo e l’acqua. Sul mercato ci sono giacche e salopette per tutti i gusti, per tutte le esigenze e per tutte le tasche.

Se rimaniamo in Mediterraneo, una giacca cosiddetta costiera (le BR1 o BR2 per intenderci) e la relativa salopette faranno egregiamente il loro mestiere: personalmente utilizzo una costiera no logo che ho trovato anni fa in un bellissimo magazzino in Bretagna, una specie di enorme paese dei balocchi pieno zeppo di ogni abbigliamento, accessorio e “giocattolo” per la nautica che si possa immaginare e dove ricordo di avere passato qualche ora uscendone carico di sporte e molto più povero di quando ero entrato. Le mie salopette invece sono una long john che utilizzo per le regate da triangolo ed una classica salopette con bretelle che uso per le regate lunghe quando è importante potere mettere e togliere la cerata comodamente e velocemente. 

CALZATURE

Anche qui devo fare un’annotazione personale: non sopporto gli stivali. Lo so, sono un accessorio assolutamente indispensabile specie a prua, con mare formato o in inverno, ma io (che a prua non vado mai) proprio non riesco a portarli e mi limito a delle ottime scarpe tecniche molto comode (ne ho provate parecchie).

Per la media dell’utente però gli stivali sono una calzatura indispensabile e qui mi sento di consigliare un piccolo investimento che permetta di acquistare un prodotto di buona – ottima qualità. Nel mio corredo non manca un paio di infradito utilissime per la doccia o per il momento in cui, arrivati in banchina dopo la regata, si ha voglia di un momento di libertà e comfort; sembra un particolare da nulla, ma dopo 4-5 giorni di mare può fare la differenza.

A questo “guardaroba” ovviamente si aggiunge una serie di accessori che ho imparato a ritenere indispensabili. Tra questi prima di tutto il corredo per la sicurezza: l’imprescindibile giubbotto auto-gonfiabile con relativo trasmettitore AIS e luce, l’ombelicale di sicurezza, una torcia frontale con luce bianca, luce rossa e luce intermittente ed il famoso coltellino multiuso (coltello, caviglia, apri-grilli e pinza) in acciaio inox che – a mio parere – non dovrebbe mai essere abbandonato.

Non può mancare poi un cappello parasole, un berretto (di lana o pile) per il freddo ed uno scalda collo, un paio di guanti da vela (mezze dita), occhiali da sole antiriflesso con apposito cordino anti-caduta.  A prodieri e tailer consiglio vivamente un paio di ginocchiere il cui beneficio, alla lunga, non sarà mai sottolineato abbastanza.

Prima di chiudere la mia sacca trovo posto per un sacco a pelo leggero, una salvietta in microfibra ed una piccola trousse con l’indispensabile per l’igiene, un preziosissimo stick di burro di cacao protettivo ed una crema solare per il viso.

Se il vostro bagaglio non ne è dotato, sarà utile aggiungere un lucchetto con serratura TSA per rendere più agevole la spedizione in stiva del bagaglio in caso di trasferimento aereo. Scordatevi infatti che – al di là delle dimensioni e del peso del bagaglio – le compagnie aeree possano accettare di imbarcare in cabina il vostro amato coltello e oltre a quello anche sulla bomboletta del giubbotto auto-gonfiabile potreste incontrare qualche problema. Il mio consiglio è dunque quello di organizzare il bagaglio affinché possa essere spedito tranquillamente in stiva.

Ultimissima nota: consiglio vivamente di dotarsi di quelle buste stagne ove riporre cellulare ed altri accessori da riparare dall’acqua, anche il tablet – che spesso si usa per consultare Navionics o altre app di navigazione o tattica – sarà riposto in una busta stagna. In rete ne ho trovata una con una comoda presa a maniglia che consente di consultare lo schermo mantenendo una mano libera e la presa più che salda.

Bene chiudiamo la sacca e proviamo a sollevarla… troppo pesante vero? Questo ci dice due cose: prima di tutto ci convincerà di quanto sono utili le sacche-trolley con le ruote, in secondo luogo ci farà pensare a quando armatore e skipper si lamenteranno per il peso che ci porteremo appresso. Una soluzione? Certo, occorre una monumentale opera di alleggerimento della barca, ma questo sarà un prossimo capitolo.

Renzo Crovo

Renzo Crovo