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“Tutto a bordo si può rompere… E probabilmente prima o poi lo farà”

Chi di noi non trattiene a stento un gesto scaramantico quando sente ripetere questo vecchio adagio da banchina?

Certo, non è una sintesi di ottimismo, ma se la guardiamo con un po’ di sano pragmatismo, ci accorgiamo che il timore che qualcosa vada storto può diventare un prezioso alleato per fare in modo che quel qualcosa NON vada storto e, soprattutto, ci aiuta ad acquisire le conoscenze e i trucchi per porre rimedio a parecchi guai senza rischiare la pelle e la barca.

Acqua a bordo: l’argomento di oggi non riguarda evidentemente la riserva di bevande da portare in navigazione, ma l’eventualità che l’acqua faccia capolino più o meno prepotentemente dalla nostra sentina e ci costringa ad agire in modo rapido, calmo e sicuro per evitare che l’inconveniente diventi un grosso guaio.

Dando per scontato che non conosciamo la natura della via d’acqua, che essa quindi non sia dovuta ad una causa evidente ed immediata come l’urto contro un oggetto semi sommerso o una collisione, dobbiamo innanzitutto stabilire la natura e poi la provenienza dell’acqua.

La prima cosa da fare è abbastanza banale: fermare tutto e fare più silenzio possibile per tentare di cogliere “al volo” il rumore dell’acqua che scorre all’interno della barca.

Subito dopo, direi in rapidissima successione, occorre assaggiare l’acqua. Questa operazione certamente un po’ disgustosa (la sentina non è proprio il posto più pulito del mondo) ci consentirà di stabilire se l’acqua è dolce o salata e di conseguenza dividere in due grandi famiglie la ricerca del danno.

Se l’acqua è dolce la fonte è interna alla barca e – in generale – non sarà di gravità estrema; al contrario un’infiltrazione di acqua salata all’interno dell’imbarcazione può essere segno di un’avaria in corso, anche grave, e va trattata con la massima urgenza ed attenzione.

Acqua dolce

Iniziamo dall’ipotesi più favorevole: l’acqua in sentina è dolce, o meglio, siamo ragionevolmente sicuri che lo sia. In sentina, infatti, possono annidarsi residui salmastri, tracce di carburante, lubrificanti e sporcizia varia che possono ingannare in fase di “assaggio”. Sì, certo, siamo tutti attenti e bravissimi nel tenere pulita e asciutta la nostra sentina, ma diciamo che potrebbe capitare.

In questo caso, la presenza d’acqua può essere dovuta a fattori legati ai servizi di bordo oppure a fattori più “strutturali”. Partendo da questi ultimi e scartando la banale dimenticanza di un tambuccio, un passa-uomo o un oblò dimenticati aperti, dobbiamo esaminare tutte le guarnizioni delle aperture e scoprire se sono secche o danneggiate.

Un’altra causa potrebbe essere la “sudorazione” dell’albero passante che, soprattutto durante la stagione invernale, può essere soggetto a notevoli escursioni termiche, generando condensa che “cola” all’interno e all’esterno dell’estruso, arrivando a depositarsi in sentina.

Anche la formazione di condensa del frigorifero o dell’impianto di climatizzazione possono provocare depositi di acqua in sentina. Senza spaventarsi, occorre appena possibile fermare la barca e individuare la perdita per bloccarla o almeno tamponarla temporaneamente.

Altra causa frequente di acqua dolce in sentina è un guasto o rottura all’impianto idrico. La prima cosa da controllare è il serbatoio dell’acqua: questa è senz’altro l’avaria più grave e seccante che, il più delle volte, costringe alla sostituzione del serbatoio stesso.

I serbatoi dell’acqua a bordo sono di due tipi: in acciaio inox e in PVC. Nel caso dell’acciaio, il serbatoio potrebbe essere danneggiato lungo una saldatura oppure un bocchettone di carico, scarico o sfiato. Per trovare il guasto, occorre passare accuratamente la mano sulla superficie del serbatoio, lungo le saldature e sui bocchettoni e raccordi.

Se l’autoclave, dopo avere chiuso tutte le utenze dell’impianto, smette di funzionare per ripartire a tratti, significa che il problema è nell’impianto. Infatti, la pompa si ferma perché è riuscita a mettere in pressione il sistema: se questo perde da qualche parte, dopo poco la pressione calerà e l’autoclave si rimetterà in moto per ristabilirla. Dalla frequenza di questi cicli ci si potrà fare un’idea di quanta acqua si perda.

Trovare la perdita nell’impianto non è semplice, perché questa potrebbe essere ovunque. Se l’impianto è vecchio e ha le fascette in acciaio, occorre controllarle accuratamente e raddoppiarle per poi sostituirle.

Se, nonostante tutti i nostri tentativi, non dovessimo riuscire a determinare da dove perda l’impianto, potremmo tentare d’asciugare accuratamente la sentina sino a risalire il più possibile lungo le murate. Poi potremmo dividere la barca in zone e spargere un velo di farina sulla sentina di una zona per volta, sino a risalire per una ventina di centimetri o più lungo la parte tonda della carena. La perdita d’acqua lascerà un segno sulla farina, permettendoci di identificarne la localizzazione.

Acqua salata

Diverso è il caso in cui assaggiando l’acqua la si senta salata o salmastra. Qui il problema è certamente più grave, perché si tratta evidentemente di una causa esogena: in parole semplici, di acqua di mare, la cui infiltrazione deve essere individuata ed eliminata nel più breve tempo possibile.

Una barca a vela ha diversi punti da cui può entrare acqua di mare, fortunatamente non sono moltissimi e si possono esaminare con una discreta facilità e rapidità.

Riassumendoli sono: la losca del timone, il premistoppa dell’asse dell’elica, i passacavi dell’elettronica ed i servizi (bagni e cucina).

Andiamo per ordine: controllare la losca del timone è relativamente semplice, basta aprire il gavone di poppa e controllare se la sentina è asciutta; se si ha l’accortezza di controllare dopo una navigazione in bolina, l’infiltrazione dovrebbe risultare abbastanza evidente.

Se questa è la situazione, il problema potrebbe essere l’uscita delle boccole o la delimitazione del punto d’ingresso dell’asse del timone e delle pezze in vetroresina che lo sorreggono.

Un’altra frequentissima via d’acqua è il premistoppa dell’asse dell’elica. Nelle barche con trasmissione a linea d’asse, specie quelle non nuovissime, il premistoppa può essere ancora realizzato in corda (baderna) ed è possibile che ci sia una trasudazione o una piccola infiltrazione d’acqua. Il controllo dovrebbe essere fatto a motore in folle o spento: se l’acqua entra anche ad asse fermo è necessario intervenire registrando e revisionando il premistoppa.

Un altro controllo importante va effettuato sui terminali dell’ecoscandaglio e del Log: i fori d’uscita di questi strumenti molto spesso costituiscono una via d’acqua.

Passiamo ai servizi: le prese a mare di WC e cucina possono facilmente permettere l’ingresso di acqua se lasciate aperte durante una navigazione di bolina. Va da sé che le prese a mare dovrebbero sempre essere chiuse prima di affrontare una navigazione a vela, specie con vento fresco ed onda formata. 

Infine, l’eventualità più grave: un’infiltrazione dal bulbo o una falla aperta da qualche parte nell’opera viva.

Il primo controllo sarà il più facile da effettuare: basta alzare il pagliolo nei punti in cui si vedono i prigionieri e le relative contropiastre. La presenza d’acqua in quei settori molto probabilmente sottintende un’infiltrazione e la prospettiva di una sosta in cantiere: una volta a terra, va alata la barca e verificato che i bulloni della zavorra non siano intaccati da una corrosione interstiziale. Bisogna quindi mollare i dadi, sfilare la zavorra e rimontare il tutto con un nuovo sigillante distribuito su tutta la superficie di contatto oppure sostituire i perni rovinati.

Il secondo caso, il più problematico in senso assoluto, resta anche il più difficile da accertare, soprattutto per scafi realizzati in controstampa integrale. L’unica “consolazione” in questo caso è che – probabilmente – il danno è dovuto ad una collisione che, ovviamente, non può passare inosservata e grosso modo è possibile identificare e circoscrivere l’area interessata. 

Abbiamo quindi analizzato in linea di massima quali siano i controlli da fare in caso si rinvenisse acqua in sentina. Alla luce di quanto visto, credo si possa dire che non si insisterà mai abbastanza sulla necessità di controllarla e tenerla pulita: solo così infatti la ricerca di un’infiltrazione o di un’avaria sarà semplice, rapida e precisa.

Un’altra considerazione da fare, probabilmente ovvia, è che tutti questi controlli potrebbero, o meglio dovrebbero, essere fatti in fase di acquisto della barca. Un buon perito certamente non mancherà di farlo ma, come tutti sappiamo, molto spesso l’acquisto viene fatto e condotto in autonomia senza alcun ausilio professionale. Fare attenzione prima dunque, per non trovarsi dopo con “l’acqua alla gola”.

Buon vento,

Renzo Crovo

Renzo Crovo