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Chi, parlando di una traversata in barca non pensa immediatamente a soste rifocillanti in una rada tranquilla, sonnellini nelle ore più calde, bagni rinfrescanti, aperitivi e grigliate al calare del sole?

Tutti, ovvio, perché quando si è in compagnia gli attimi rilassanti ed i pasti sono un motivo ulteriore per stare bene insieme, incrementando condivisione e affiatamento…

Bene, dimentichiamo un momento tutto questo ed immaginiamo un’altra scena: la partenza di una regata offshore su un 40’ con 8-9 persone di equipaggio e 300-400 miglia da percorrere nel più breve tempo possibile, in sicurezza e – ovviamente – senza prevedere scali intermedi per riposare.

“La regata si vince a terra” è un’affermazione che spesso si sente dire; un paradosso, certo, ma si tratta del modo migliore per sintetizzare che la programmazione e l’organizzazione sono la base per una prestazione vincente, sia che si tratti di una regata attorno al mondo, sia di più “abbordabili” regate nel Mediterraneo, come ad esempio la “151 miglia” o “Rolex Cup Giraglia” o, ancora, la “Palermo – Montecarlo”.

Oggi in queste righe ci occuperemo di due questioni strettamente correlate tra di loro e assolutamente cruciali: la gestione della cambusa e dei turni guardia-riposo in regata. Si tratta di una serie di indicazioni di massima dettate dall’esperienza di chi scrive e da chiacchierate e consigli di esperti navigatori e regatanti.

“In barca ci sono solo due nemici: il freddo e la fame” recita un vecchio detto… E la stanchezza aggiungerei, per inquadrare il tema.

Vediamo quindi di capire come la corretta gestione della cambusa e dei turni può rivelarsi un alleato prezioso per una prestazione soddisfacente.

Stiamo parlando di regatanti, è evidente, ma dire regatante non è sufficiente a individuare un regime alimentare univoco. Le competizioni veliche, infatti, variano molto nel fabbisogno calorico e nel tipo di preparazione fisica (e di conseguenza di necessità metaboliche) richiesti a chi le pratica.

Anche su una stessa barca con equipaggio corposo le necessità cambiano: un grinder consuma di più di un timoniere e molto più di un tattico. La stagione e il meteo, infine, influiscono in modo fondamentale.

Si sta parlando di atleti che possono agevolmente arrivare a consumare 3000 calorie al giorno: come reintegrarle senza trasformare la barca in un “cassone frigo” e, soprattutto, come garantire il giusto apporto di liquidi, carboidrati, proteine, lipidi e vitamine?

Cerchiamo innanzitutto di capire (e di fare capire al nostro equipaggio) che la cambusa non è una sorta di buffet dove ognuno prende quel che vuole, quando vuole e nella quantità che desidera: in barca lo spazio non è illimitato ed in regata si cercherà di risparmiare peso. L’attento dosaggio delle provviste (con un ovvio “lasco” di sicurezza) e la previsione del fabbisogno giornaliero procapite ci aiuterà ad evitare di rimanere senza provviste a 24 ore dall’arrivo o di accumulare decine di chilogrammi di cibo che risulterà poi inutile. 

I pasti saranno quindi programmati sia negli orari (anche da qui la stretta correlazione con la gestione dei turni) sia nella razione giornaliera per membro di equipaggio.

Si privilegeranno cibi leggeri, dal buon apporto calorico e di facile digeribilità, non si abbonderà con i grassi. Si eviteranno tassativamente gli alcolici: facciamocene una ragione, la birra del “terzo tempo” la berremo al pub dopo la regata.  

Una buona base per una cambusa da 4 giorni (la “Palermo – Montecarlo” ad esempio) potrà essere costituita da riso, cereali e cous cous che si potranno preparare in anticipo sotto forma di insalate accompagnate a verdure cotte o crude, pesce o carne bianca (tonno, salmone, sgombro, pollo, tacchino). Si potrà prevedere anche pasta cotta a bordo con salsa di pomodoro, qualche erba aromatica renderà più piacevoli i sapori e consentirà di ridurre l’apporto di sale.

Sarà utile prevedere anche l’imbarco di zuppe di verdura liofilizzate o zuppe di legumi in barattolo che potranno costituire un buon “comfort food” in una fredda notte di guardia.

Buste sigillate di affettati (bresaola, tacchino, pesce affumicato) potranno essere usate per confezionare panini da consumare “al volo” come pasto veloce e gratificante. Va da sé quindi che andrà imbarcato pane a sufficienza: ogni regione italiana offre almeno un tipo di pane che si conserva bene anche quattro, cinque giorni e restando in tema “prodotti da forno” occorreranno crackers oltre che fette biscottate e biscotti secchi per la colazione, accompagnati magari da marmellate e confetture.

Oltre alla “base” occorrerà prevedere una serie di snack che l’equipaggio tipicamente consuma all’inizio e alla fine del turno: cubetti di parmigiano, meglio se in confezione mono-dose, frutta secca (mandorle e noci pecan ad esempio), cioccolata e barrette energetiche, che aiutano a superare il freddo e la fatica.

Naturalmente frutta fresca e verdura saranno indispensabili e ricompenseranno lo spazio occupato (purtroppo la frutta in barca è un po’ ingombrante) con un apporto tutt’altro che secondario in termini di vitamine, sali minerali ed idratazione.

Capitolo a parte merita l’apporto idrico: bandito l’alcool, ogni membro di equipaggio dovrà avere a disposizione almeno 2-3 litri di acqua al giorno. In ambiente marino il pericolo disidratazione è serissimo anche durante la stagione invernale ed occorre bere tanto e spesso; non mancano infine tea, caffè e bevande energetiche per affrontare le notti più fredde. Utile anche il latte condensato.

Ovviamente il ritmo in barca sarà scandito non solo dai pasti, ma dall’attività di navigazione. Una regata di 4-5 giorni (siamo attorno alle 500 miglia) può essere particolarmente impegnativa anche in Mediterraneo e anche in estate: sarà quindi molto importante la gestione dei turni di guardia e di riposo per assicurare la massima efficienza nella massima sicurezza.

Abbiamo ipotizzato che la nostra barca sia lunga sui 40 piedi. Su una barca simile e per una regata come quelle che abbiano citato è consigliabile imbarcare 8-9 persone al fine di potere spingere sempre al massimo con forze fresche e – ripetiamo – in estrema sicurezza.

Come per la cambusa, anche in questo caso lo skipper dovrà far capire al suo equipaggio una regola fondamentale: il rispetto dei turni è importantissimo per consentire di avere alla conduzione della barca energie sempre fresche.

Se qualcuno si propone di saltare il riposo perché “me la sento, sono ancora fresco”, dovrà essere invitato ad andare a riposare perché la stanchezza verrà inevitabilmente fuori e potrà essere di ostacolo, magari quando occorrerà un cambio di vele rapido, e accadrà di non essere sufficientemente lucidi quando sarà obbligatorio esserlo.

I turni possono essere organizzati su 2 o 3 ore, in base alle condizioni meteo e alle fasi della regata; a mio parere non sarebbero da escludere turni di due ore e mezza, per fare in modo che nello svolgere di una regata lunga (stiamo parlando di 4-5 giorni) non si debba lavorare sempre allo stesso orario. La cosa è comunque molto personalizzabile anche in base alle abitudini ed alle attitudini di ciascun membro di equipaggio, che lo skipper dovrà sincerarsi di conoscere prima di redigere la tabella turni. 

Normalmente vengono così pianificati: tre persone “ON”, ossia un timoniere, un trimmer e un prodiere, impegnati nella conduzione della barca. Tre persone in fase stand-by (normalmente con i medesimi ruoli sopra elencati), che possono riposare in dinette o in falchetta o comunque essere pronti a intervenire in caso di manovra. Tre persone totalmente “OFF”, a riposo.

Sempre bene che lo skipper quando fuori turno, abbia la situazione sempre sotto controllo: manovre, rotta, meteo. Il riposo per lo skipper è ovviamente previsto, ma è cruciale che sappia sempre tutti i dati relativi alla fase di navigazione e di regata.

Un’ultima ma fondamentale osservazione: niente eroismi!

Se non ce la fate, ditelo: nessuno a bordo ha bisogno di eroi o di Superman. Fatica, stress tensione e paura latente (sì, ci può essere anche questa) giocano brutti scherzi; fa meno danni un turno saltato che un velista poco lucido. La regata è lunga, c’è posto per tutti.

Renzo Crovo