5 elementi da considerare in una tempesta
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In questo articolo trattiamo gli aspetti più salienti di un argomento su cui sono stati scritti interi manuali: come superare il brutto tempo in mare.
Per molti diportisti una burrasca rappresenta la più grande sfortuna che ti possa capitare in mare; tutti abbiamo paura a dover veleggiare attraverso una tempesta con vento forte e mare formato!
Le operazioni da svolgere durante una tempesta sono molte e variano a seconda della situazione in cui ti trovi, MA gli elementi di cui ti devi preoccupare sono solo cinque: tu, il tuo equipaggio, la tua barca, il vento e le onde.
In primis voglio raccontarti la mia esperienza più importante in condizioni meteo marine particolarmente avverse, con vento oltre i 60 Nodi. Secondariamente, proprio grazie a questo e ad altri eventi che mi sono capitati navigando, voglio darti dei consigli su cosa è meglio fare in caso di burrasca.
8 Settembre Tra Aegina e Atene
Un marinaio pensa sempre a come sarà il mare peggiore che potrà prendere e, nel caso, se è veramente preparato per quell’occasione.
La mia esperienza personale mi ha permesso di comprendere come navigare con tempo avverso e quanto, in questi casi, la preparazione sia tutto. Come si dice in latino “Amat Victoria Curam”, frase il cui significato indica che non è possibile lasciare nulla al caso se si vuole raggiungere un buon risultato.
È l’8 settembre. Siamo all’ancora a Kithnos, da cui partiamo per un itinerario in Egeo.
Dopo i controlli del meteo e di tutta la nostra check list, decidiamo di lasciare Kithnos in mattinata. Il mare è talmente piatto e il cielo è talmente blu che, una volta superata Kithnos ed essermi portato all’altezza di Kea, decido di calibrare il pilota automatico.
Piano piano il vento rinforza leggermente e così, cautamente, tiro su randa e genoa. Tre nodi, poi quattro, poi cinque fino a che il vento ci spinge ad una velocità di 7,5 nodi e noi tagliamo il mare come una lama. Una bella sensazione! Fino a che…

Ecco che sopra Aegina appare una brutta nuvola nera che arriva dal Peloponneso. Noi ci stiamo dirigendo proprio là, direzione Moni, per avvistare cervi e pavoni allo stato brado. Non mi faccio intimorire e, controllando direzione vento, meteo e satellite, decido di puntare dritto verso la nostra destinazione. Visto il meteo, sono sicuro al 90% che la nuvola continuerà per la sua strada e noi per la nostra.
Abbiamo quasi terminato il corridoio del Pireo facendo lo slalom tra navi di grossa stazza, quando proprio davanti a noi cominciano i fulmini. Tanti, tantissimi fulmini.

La foto qui sopra, scattata durante quel temporale, rende bene il colore viola che predomina durante questi eventi eccezionali.
Ecco, i fulmini in barca sono una cosa che fa davvero paura… Il consiglio che mi sento di dare a questo proposito è che il modo migliore di “non prendere” un fulmine è semplicemente continuare a navigare. Per i fulmini l’acqua è più interessante del nostro albero e, nel 99% dei casi, saremo al sicuro semplicemente continuando a muoverci.
Nel frattempo, la nuvola è diventata un mostro nero che ha inghiottito terra e cielo. Decido allora di puntare verso Salamina, dato che la nuvolaccia si sta dirigendo verso le Cicladi. E va tutto bene fino a che la tempesta in arrivo decide che è arrivato il momento di girare… E indovinate un po’ che direzione prende? Esatto, la nostra.

Poco male, di botte ne abbiamo già prese anche oltre i 40 nodi. Ti si stringe lo stomaco quando pare che l’albero si sia deciso a toccare il mare, ma dura qualche secondo e poi piano piano si torna in posizione.
Riduciamo le vele, prima il fiocco e poi la randa. Guardo Marina e accendo il motore. Giubbottini per i ragazzi e gatti sottocoperta. Mentre stiamo scherzando arriva il vento… E la prima raffica è oltre i 45 nodi al traverso! Gentilina, quasi a secco di vele, si inclina e vediamo la testa d’albero tre metri sopra l’acqua. Ci rendiamo conto in quel momento che sarà un’esperienza più che tosta. Riesco a far virare la barca nella stessa direzione in cui tira il vento e cominciamo a cavalcare la tempesta, come cantavano i Doors.
Gentilina vola alla favolosa velocità 12,5, una cosa mai vista, sulle onde che ci spingono come cavalli furiosi. Non so spiegare al meglio, ma in una situazione del genere i sensi sono sovraeccitati dal mare, dal vento, dal rumore assordante, dalla luce, e tu sei lì. Il passato ed il futuro si annullano ed esiste solo quel momento. Nella mia mente mi sono stupito di non provare paura. Il colore predominante è il viola. Pare di essere nel cavo di un fulmine.
Il mio lavoro è solo quello di tenere la barca in favore di vento e onde, mentre Marina si è innanzitutto occupata dei ragazzi, li ha portati in cabina e li ha rassicurati. Esce dal tambucio e corre alla randa, il lazy bag si è strappato e ha liberato un fazzoletto di randa. Mentre è lì che tenta di chiudere il lazy bag, una scotta del genoa cede ( …appena cambiato tutte le cime…), un angolino di tela si srotola e comincia a sventagliare sempre più forte fino a che anche l’altra scotta cede e libera completamente la vela oltre la prua. Il nostro genoa 150 diventa una pericolosa frusta manovrata dal vento.
Marina torna in pozzetto a richiamare la cima del rollafiocco per tentare di rollare la vela di nuovo.
Dopo mezz’ora di cavalcata io e Marina, gridando per cercare di sentirci al di sopra del mare e del vento, concordiamo di virare di 180 gradi e cominciare a risalire la tempesta. Questo perché abbiamo percorso più di sei miglia e navigare ancora un po’ nella stessa direzione ci avrebbe portato ad atterrare diretti sull’Acropoli… L’ultima lettura della velocità del vento dà 47 nodi di poppa che, sommata la nostra di circa 12,5, ci porta ad una velocità di 60 nodi. Poi il vento aumenta ancora e la pioggia comincia a battere forte sulla schiena e su tutto il resto. Per dare un’idea dell’acqua che arrivava, dal tambucio aperto ha piovuto fino sopra i letti dei bimbi a prua…
Il pericolo più grande tuttavia in questo particolare frangente è rappresentato dalle mega navi in transito. Il plotter viene colpito dalla pioggia talmente forte che fa quello che vuole lui, la visibilità va poco oltre la nostra prua e quindi spero che le navi ci vedano sul loro radar e AIS.
Ok, si vira. Con uno sforzo giro il timone e porto piano piano la prua al vento sfruttando il cavo di un’onda. Risaliamo la tempesta fino ad esserne finalmente fuori.
Il tutto è durato poco meno di un’ora ma per noi sono passati solo due minuti, non di più. Una volta che tutto è finito Leilani e Valerio escono dalla camera annunciando “Abbiamo fame…”.
Ormeggiamo ad Agios Marina, Aegina, e facciamo la conta dei danni: lazy bag, genoa strappato, ecc. Abbiamo preso vento classificato forza 12, il vento di un uragano, circa 130 chilometri orari. Pioggia fortissima. Fortunatamente le onde non hanno avuto tempo per alzarsi oltre i due metri e questo in qualche modo ci ha aiutato, e non poco.

In conclusione, Gentilina ha dimostrato di essere una barca a tutta prova, io e Marina di essere un equipaggio unito e i bimbi di essere veri marinai che hanno dato piena fiducia a comandante e primo ufficiale…
L’esperienza che abbiamo fatto è stata agghiacciante ed insieme meravigliosa, un evento primitivo che ha smosso per un attimo qualcosa di sopito e addormentato da lungo tempo dentro di noi.
Nel bel mezzo di una tempesta la consapevolezza dei propri limiti si palesa in tutta la sua concretezza, ma la paura di non essere all’altezza rimpicciolisce fino a rincantucciarsi in un angolino lasciando in verità un sapore dolce per aver stupito se stessi.
Consigli su come affrontare la tempesta
C’è da dire che con le previsioni e le app esistenti al giorno d’oggi è molto difficile non sapere dell’avvicinamento del brutto tempo. Più ti allontani dalla costa, però, meno precise diventano le predizioni. Se hai intenzione di passare molto tempo in barca prima o poi questo tipo di meteo lo incontrerai, quindi ecco alcuni consigli su come affrontare condizioni meteo marine avverse.
Tu
Si dice sempre che le barche durante il cattivo tempo possono prendere molti più colpi di vento e mare di chi si trova a bordo, quindi pensa prima a cosa fare per mettere in sicurezza l’equipaggio e te stesso.
È importante rimanere e mostrarsi sempre calmi, anche di fronte alle peggiori avversità. Ricorda che nel momento del bisogno tu sei la guida per tutti. Se sei tu il primo ad agitarti l’equipaggio perderà la fiducia nella figura del comandante.
Pensa a quale sarà la mossa che vuoi fare. Non cominciare a correre per la barca cercando di fare tutto da solo. Dare ordini precisi è la miglior scelta per te e per l’equipaggio. Se la tempesta non è di passaggio, elabora con calma un piano su come affrontare al meglio le ore a venire.
Parla spesso con le persone che hai a bordo per rassicurarle e per capire come stanno.
Esegui mentalmente dei controlli. La crew è a posto? La barca è in ordine? Il vento arriva sempre dalla stessa direzione?
Impara a fidarti della tua barca. Non c’è momento migliore se non il maltempo per scoprire quanto sia forte lo scafo di una barca moderna.
È buona norma navigare con i giubbotti di salvataggio sempre indosso. I nuovi modelli spesso sono corredati di cordone ombelicale da collegare alla jack line per potersi spostare in sicurezza da poppa a prua. Assicurati di avere a portata di mano tutta l’attrezzatura che hai intenzione di tenere con te: VHF, Epirb, Satellitare, documenti.
Mantieni il VHF sul canale del bollettino meteo se sei vicino alla costa.
L’equipaggio
Assicurati che ognuno abbia il suo ruolo durante un’emergenza. Chi si dovrà occupare della zattera di salvataggio, chi dovrà prendere la grab bag, chi lancerà la chiamata di soccorso e così via. È fondamentale evitare che l’equipaggio abbia paura ed impegnandolo in diverse attività lo distrarrai dal mare. Le procedure di sicurezza vanno precedentemente illustrate prima di trovarsi alle prese con un problema!
In accordo alle tue direttive, organizza dei turni di guardia e riposo durante maltempo prolungato. Bisogna comunque mangiare e riposarsi sempre.
La cosa peggiore durante una tempesta è essere completamente bagnati. Assicurati che tu ed il tuo equipaggio siate adeguatamente vestiti.
Quando si è spaventati è normale pensare al peggio, ma cercare di scherzare e mantenere il buon umore nonostante la tempesta può aiutare a sollevare l’umore di chi sta a bordo.
La barca
La prima cosa da fare è accendere il motore. In caso tutte le tue vele si strappino o se peggio ancora un fulmine ti dovesse colpire, potrai contare su di un mezzo per tornare a casa.
Dopo un fulmine puoi salutare tutta l’elettronica della barca e con lei la possibilità di avviare il propulsore, quindi premurati che sia acceso prima che succeda qualcosa.

Assicurati che tutto ciò che si trova sul ponte sia realmente pronto al peggio. Non dovrebbe esserci nulla di cui preoccuparsi se non una zattera di salvataggio pronta per l’emergenza. Ogni barca può avere la zattera in diverse posizioni: verifica che l’addetto alla zattera sappia quale procedura eseguire in caso di emergenza.
Se hai il tender sul ponte, controlla cime e fissaggi che lo tengono fermo. Se pensi di averne il tempo sarebbe meglio sgonfiarlo e stivarlo. In poche parole, elimina dal ponte tutto ciò che non ritieni sicuro.
Prepara anche un’ancora galleggiante da lanciare in acqua e se pensi sia il caso chiudi il Bimini ed elimina altri teli mobili. Fissa per bene l’ancora in maniera che non possa muoversi dalla sua sede.
Controlla che la jackline rimanga al suo posto strattonandola forte, assicurati che nei gavoni non si muova nulla. La pompa di sentina manuale funziona? Controlla anche quella!
Elimina tutte le cime che non servono. Se dovessero malauguratamente liberarsi diventeranno un problema non da poco.
Pannelli solari? Controlla i fissaggi. Turbina Eolica? Sarebbe meglio bloccarla, anche se le nuove turbine dispongono di un freno che viene azionato automaticamente oltre i 30 nodi di vento.
Gira tutte le maniche a vento verso il pozzetto per evitare che l’acqua penetri all’interno e accertati che tutti gli oblò, i passa uomo, gli osteriggi e le aperture che danno all’esterno siano chiuse ermeticamente.
Sopracoperta chiudi il tambucio, sottocoperta invece devi chiudere tutte le prese a mare, specialmente quelle dei WC.
Assicurati che negli armadietti e nei gavoni non ci siano oggetti pesanti che, cadendo, possano provocare lesioni a qualcuno, blocca eventuali cassetti.
Se hai un frigo verticale blocca anche quello. È molto facile che si apra ed oltre a rompersi l’anta creerà disagio spandendo il suo contenuto ovunque.
Controlla che le pompe di sentina funzionino, assicurati di aver acceso tutte le luci e gli strumenti di navigazione.
Se non hai a disposizione nessuno strumento per controllare direzione ed intensità della tempesta chiama al VHF chiedendo informazioni e comunicando preventivamente la tua posizione.
Il vento
Il vento viene misurato con la Scala di Beaufort, che è una misura empirica della forza del vento misurata in 12 gradi. Il valore dei gradi di questa scala non sono assoluti, nel senso che le condizioni del mare descritte possono cambiare a seconda della direzione del vento e dalla lontananza o meno dalla costa.
Chi naviga tanto dopo un po’ si abitua a misurare la velocità del vento semplicemente guardando la superficie del mare. Ad esempio, verso i dieci nodi (19 Km/h) di vento, 3 sulla scala Bft, cominciano a formarsi le pecorelle, che in inglese sono i famosi “white horses”, i cavalli bianchi. Oltre i venti nodi (37 Km/h), 7 Bft, le onde cominciano ad ingrossarsi ed il mare diventa agitato. Dai 35 nodi (64 Km/H), 8 Bft, in su le cose peggiorano in fretta… Per intenderci è quel tipo di vento che in città agita gli alberi, ma quelli grossi, e che fa trovare le strade piene di rami.
Da lì in poi senza anemometro (lo strumento che misura il vento), non si è più in grado di capire la velocità del vento semplicemente guardando il mare o, perlomeno, io personalmente non la capisco.
Il grado più alto della scala Beaufort è il Dodicesimo e cita: onde altissime, aria piena di schiuma e spruzzi, mare completamente bianco. Cat. omologazione A – mare TEMPESTOSO MARE 10 – Danni ingenti ed estesi alle strutture.
Ricordati che il vento sarà sempre forte fino a temporale finito. Di fronte a una tempesta puoi fare solo due cose: evitarla o dirigerti verso il mare aperto.
Come già ho detto è difficile non sapere di una tempesta in arrivo e quindi hai tempo per prepararti. La regola generale è stare lontano dalla terra e navigare lontano dalla tempesta, ma se sei sotto costa e hai la possibilità di tornare in porto sano e salvo fallo subito, non aspettare che il vento rinforzi o altro.
Per rientrare in un porto sicuro devi però sapere esattamente cosa stai facendo: un errore in entrata con mare formato e vento in aumento può causare disastri in un nanosecondo. Se questa opzione dunque non fosse disponibile, dovrai cercare di mantenere una rotta che ti possa permettere di stare in mezzo alla perturbazione il meno possibile.
Il tuo obiettivo deve essere affrontare la tempesta cercando di evitare una situazione di emergenza e sforzando al minimo equipaggio e attrezzatura.

La prima cosa da fare è terzarolare la randa. Se pensi che il temporale sia molto brutto, non esitare a dare anche tre mani di terzaroli o, se hai la randa rollabile, a tenere fuori un triangolino di vela. Fallo per tempo altrimenti diventerà pericoloso farlo durante pioggia battente e vento forte. Non si diventa meno marinai se si è prudenti.
Rolla stretto il fiocco e lascia fuori quanto basta per mantenere velocità.
Il vento sarà sicuramente oltre i 40 nodi. Vele da tempesta ne hai? La tormentina ad esempio è una buona opzione, in quanto è un tipo di vela disegnata proprio per questo tipo di utilizzo. L’importante è che possa mantenere la barca ad una velocità tale da rendere agevole il controllo del timone sulle onde.
Se sei già in mare aperto hai due possibilità:
- Ti metti con il vento in poppa e cerchi velocità di modo da poter tenere testa anche alle onde.
Il Gran Lasco è un’andatura ottimale per questo tipo di strategia. Ricordati di prevedere una ritenuta per il boma o sulle onde darà delle grandi botte all’attrezzatura.
- Ti metti alla cappa.
Esistono due tipi di cappa: puoi lasciare il fiocco a collo, randa terzarolata e sventata e timone all’orza, ma se la tempesta dura ore, questa cappa metterà a dura prova le tue vele e potresti danneggiarle. La cappa che viene più usata ai giorni nostri consiste nel cazzare a ferro la randa già terzarolata e bloccare il timone da un lato.
La barca così scarroccerà lentamente e tu potrai riprendere fiato.
Le onde
Le onde grandi fanno paura. Per capire quando le onde sono sopra i tre metri si usa un metodo empirico: se vedi attraverso l’onda allora sono oltre i tre metri. In Norvegia lo chiamano grønt hav, mare verde.
A prescindere dall’andatura, il consiglio che posso darti è di stare attento ai frangenti, i quali possono capovolgere la tua barca, ma come dicevo prima, cerca di mantenere la velocità per poter governare al meglio sulle onde.

Se vuoi virare cerca di farlo solo nei punti più piatti che trovi.
Un ponte sgombro non permette alle onde di fare presa sulla barca, ma solo di scivolare via senza fare danni. Un’ancora galleggiante (o anche filare a mare metri di cima) può aiutarti a mantenere il controllo della barca sulle onde.
Come avrai capito non esiste una tattica da brutto tempo che funzioni per tutte le barche in ogni tempesta.
Le condizioni sono sempre differenti e forse la tattica migliore è cercare di evitare il brutto tempo non uscendo dal porto se le condizioni giocano a tuo sfavore.
Con questo articolo mi sono proposto però di darti le basi per affrontare questo tipo di situazioni. Il modo migliore per prepararsi a questo tipo di eventi è di provare ad eseguire questo tipo di manovre con il bel tempo, così potrai prepararti al peggio. Impara più che puoi sulla tua barca e, in generale, leggi tutto quello che puoi su questo argomento.
…E mentre metti in pratica tutti questi accorgimenti, datti un minuto per riflettere su quanto possa essere selvaggia la natura all’opera.
Buon vento!
- 5 elementi da considerare in una tempesta - 28 Febbraio 2020
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