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Le murate delle barche in vetroresina sono rifinite in gelcoat, un rivestimento tecnico impermeabile e durevole che resiste alla corrosione salina e ai raggi UV. A causa però dell’usura, degli agenti atmosferici e soprattutto dell’azione dei raggi UV, con il tempo tende a perdere lucentezza e a opacizzarsi.

Per questo, ogni 3-4 anni è bene eseguire una lucidatura per rimuovere le macchie, gli aloni che si sono generati nel tempo e le piccole abrasioni lasciate dalla gomma dei parabordi.

Per lavorare al meglio le murate, consiglio di lasciare la barca in secca con un adeguato ponteggio. Dopodiché, una delle prime cose da fare è un lavaggio con un sapone delicato e uno spazzolone con setole morbide, al fine di rimuovere lo sporco superficiale e individuare quei piccoli graffi che devono essere riempiti per omogeneizzare la superficie.

Per fare ciò esistono dei piccoli kit di riparazione che vengono applicati a spatola e poi richiedono una minima carteggiatura leggera con grana 120 – 240  e 300. È fondamentale conoscere il codice colore delle murate, perché applicare un colore diverso creerà una macchia, che a sua volta esalterà il ritocco. Per individuare il colore giusto, esistono in commercio dei talloncini colorati che aiutano a trovare la tonalità più simile a quella delle vostre murate, ma è sempre meglio prendere come riferimento il codice colore che a volte è riportato nel manuale del proprietario o nel portellone dell’ancora o in altri gavoni. In alternativa, si può sempre contattare il cantiere costruttore o il dealer.

La lucidatura dello scafo avviene applicando della pasta abrasiva, spalmandola sul panno e sullo scafo utilizzando una lucidatrice con velocità regolabile. La velocità di rotazione è medio-bassa e quindi ci vuole tempo e una certa forza per tenere in mano l’utensile. Il tampone per la stesura della pasta può essere in spugna oppure direttamente con pelo d’agnello, anche se quest’ultimo è meglio utilizzarlo solo per lucidare. La tecnica di applicazione è quella di compiere movimenti concentrici con pressione regolare.

Le macchie più sporche, come ad esempio la colla dei parabordi, possono essere tolte prima con l’aiuto di un solvente, come ad esempio l’acetone o la benzina e poi con lucidatura.

Per le barche datate e con aloni gialli radicati, può essere necessario eseguire una lucidatura con carta a vetro da 1000 bagnata. Infatti, la macchia può essere in profondità e se il gelcoat ha un certo spessore può essere abrasivato.

Se lo scafo è verniciato, bisogna assicurarsi che sia stato applicato uno strato di finitura trasparente, che è lucidabile e preserva la vernice da abrasioni minori. Se la verniciatura fosse invece priva del lucido, sarebbe meglio evitare la lucidatura con il polish e affidarsi a saponi delicati.

Passiamo invece ora alla cura del teak in coperta.

Il teak è un legno molto longevo, grazie al silicio in esso contenuto, che lo rende duro e resistente. Al fine di preservarne le qualità, è fondamentale però trattarlo con cura ed effettuare una manutenzione ordinaria.

La manutenzione del teak è un’operazione che richiede più attenzione e perseveranza rispetto alla lucidatura delle murate. Vediamo quindi insieme in cosa consiste.

Una volta all’anno è necessario lavare il teak con spazzole morbide da utilizzare in senso trasversale alla vena e non per il lungo (prua-poppa).  Per aiutarsi a togliere lo sporco ci sono dei decapanti da diluire con acqua dolce o dei rimedi più sperimentali con acido ossalico e acido citrico, seppur la vecchia scuola dica una secchiata di acqua di mare e una spazzolata al mese.

Potrebbe essere necessario fare due o tre lavaggi e bisogna prestare molta attenzione a eventuali prodotti non adatti che possono rovinare la vetroresina, le plastiche degli osteriggi o le tappezzerie, perché di fatto contengono dei forti aggressivi scoloranti. A volte, la gomma del comento si potrebbe danneggiare, il che spesso si traduce in una coperta a macchie e un problema nei comenti stessi, quindi è importante prestare attenzione anche a questo aspetto.

Data l’impossibilità di raggiungere bene tutti gli angoli, quando si pulisce il teak, oltre allo spazzolone, vi consiglio di munirvi anche di spugne abrasive che vi permettano di pulire con più precisione ed efficacia anche i punti più difficili.

Se il teak ha la gomma in rilievo, è necessario tagliarla procedendo con una lamatura e quindi una riduzione omogena del teak di qualche millimetro. L’importante è che la gomma sia ben attaccata ai bordi del comento e non sia porosa o cristallizzata. Considerate che una buona coperta, se ben tenuta, dura oltre 20 anni per spessori originali di 12-15 mm.

Nella costruzione moderna sono ormai in disuso, ma alcune imbarcazioni potrebbero avere le coperte avvitate. Nel caso in cui la vostra imbarcazione abbia una coperta di questo tipo, si rende necessario cambiare i tappi e le viti che tengono la doga. Le viti devono essere messe più corte e il foro deve essere sigillato con una goccia di resina o del butile, infine il tappo di teak viene inserito a pressione, scalpellato nella parte sporgente in eccesso e levigato.

Se sono presenti chiodini o viti nei comenti, meglio rimuoverli o ridurli con il dremel perché potrebbero essere molto pericolosi se si cammina a piedi nudi.

Abbiamo dunque valutato insieme quali siano le principali accortezze da adottare per preservare murate e teak. Con la giusta attenzione e la manutenzione ordinaria, infatti, garantiremo longevità e resistenza a queste due importanti componenti della nostra imbarcazione.

Davide Zerbinati
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